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Marcello Cattani è il nuovo presidente di Farmindustria. La ricetta europea per restare competitivi

Redazione

Più investimenti, meno burocrazia, protezione della proprietà intellettuale. Questi gli ingredienti indicati dal neo presidente, che ha anche mostrato come l'industria del farmaco sia in crescita in Italia. Gli interventi di Giorgetti, Moratti, Zingaretti, Marchesini (Confindustria) e Speranza

“Siamo il quarto Paese Ue esportatore di vaccini contro il virus. Il nostro settore farmaceutico, con 34,4 miliardi di euro di produzione nel 2021 e 67 mila addetti, insieme a Germania e Francia è nel gruppo di testa”. Marcello Cattani, neo eletto presidente di Farmindustria, associazione delle imprese del farmaco, ha presentato la sua relazione all’Assemblea pubblica questa mattina a Roma. Cattani subentra a Massimo Scaccabarozzi, presidente negli ultimi undici anni, che dal palco ha ringraziato le istituzioni e tutti gli impiegati nel settore. 

L’impatto del Covid è stato un filo che hanno svolto anche gli altri ospiti della mattinata: il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, la vicepresidente della Lombardia Letizia Moratti, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini, il ministro della Salute Roberto Speranza

 

“Dal 2016 al 2021 il valore medio dei farmaci esportati è cresciuto del 52 per cento, più del totale Ue (+35 per cento). E’ la prova dell’innovatività delle nostre produzioni che ha determinato un surplus estero di medicinali e vaccini pari a 18 miliardi in tre anni”, ha spiegato Cattani. Ma se “l’Europa è un player di primo piano nello scenario globale”, bisogna ricordare che “il 74 per cento dei principi attivi di uso più consolidato in Europa dipende, direttamente o indirettamente, da produzioni primarie in Cina o in India. E la Cina sta recuperando il gap per ricerca e innovazione tecnologica. Nell’ultimo decennio gli investimenti in R&S in Europa sono cresciuti del 4 per cento all’anno, negli Usa dell’8, in Cina del 16. E negli ultimi 5 anni, in Cina sono stati autorizzati praticamente tanti prodotti quanti nei Big europei (175 rispetto a 188, mentre negli Usa sono stati 278)”. 

Per reagire a queste sfide, sono essenziali l’aumento degli investimenti, una maggiore attrattività e una minore burocrazia. “L’Ue sta dando seguito alle iniziative della Strategia farmaceutica, tra le quali la revisione della legislazione farmaceutica generale e dei Regolamenti dei farmaci orfani e pediatrici. Passaggi fondamentali nei quali l’Italia deve essere protagonista”. Una potenziale minaccia da scongiurare rispetto all'efficacia della Strategia è l’indebolimento della proprietà intellettuale: “Colpirebbe al cuore l’innovazione in Europa: non ce lo possiamo permettere - dice Cattani. Su questo tema non si deve parlare di ‘incentivi’, ma di diritti, sia quelli legittimi delle imprese, sia quelli dei cittadini, perché senza proprietà intellettuale non ci saranno cure per le persone né di oggi né di domani”. 

 

Anche il ministro Giorgetti si è concentrato sulla necessità di un intervento complessivo a livello europeo per rafforzare la competitività del settore farmaceutico in tutti gli stati: “La frammentazione del mercato europeo e l'aumento conseguente dei costi di transazione non facilitano il rafforzamento dell'industria a livello continentale. Credo sia nel nostro interesse nazionale agire per promuovere la convergenza dei vari sistemi, per rendere maggiormente omogenee le regole vigenti nei vari paesi. Non abbassando la qualità ma al tempo stesso evitando una concorrenza di tipo normativo che non serve neppure alle industrie che operano a livello globale e che già soffrono della frammentazione crescente dei mercati globali. Ciò è importante in misura ancora maggiore per un'industria come quella farmaceutica caratterizzata dalla rapidità dell’innovazione”.

Gli amministratori Moratti e Zingaretti hanno poi sottolineato l’importanza dell’industria del farmaco a livello regionale. “E’ uno dei settori di punta su cui si giocherà la sfida per costruire uno sviluppo sostenibile”, ha detto la vicepresidente della Lombardia. “Il Covid ha fatto capire che il bilancio della sanità non è una spesa pubblica da tagliare, ma è anche e soprattutto un investimento in favore della vita e della produzione di ricchezza del nostro paese”, le parole del governatore del Lazio.

Il ministro Speranza ha chiuso la mattinata su una nota di ottimismo: “Si è aperta una finestra di opportunità che non possiamo mancare. Quando sono arrivato al ministero nel 2019 c’erano 114 miliardi sul fondo sanitario nazionale, nei precedenti dieci anni era cresciuto di un miliardo all’anno. Ora dopo tre anni è cresciuto di altri dieci miliardi. Si è tornati a investire sulla salute dopo anni di sottofinanziamento. Ma non basta: accanto alle risorse servono le riforme, senza aver paura di andare a toccare corporativismi. La più importante è quella della definizione e della programmazione della spesa. Il modello nuovo deve essere basato sui fabbisogni. Il modello dei silos chiusi e dei tetti alla spesa era figlio di un tempo che non c’è più”. Un punto, quest'ultimo, sul quale hanno concordato tutti gli ospiti dell’Assemblea.