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mai così poche nascite

"Fare figli è vantaggioso per il mondo del lavoro". Parla il presidente di Farmindustria

Nicola Contarini

La denatalità è "un'emergenza sociale", ha detto il Papa agli Stati generali della natalità a Roma. Massimo Scaccabarozzi spiega cosa possono fare le imprese per contrastare l'inverno demografico, a partire da alcuni esempi virtuosi

Al via ieri la seconda edizione degli Stati generali della natalità all’Auditorium della conciliazione. Papa Francesco, impossibilitato a partecipare in presenza per i problemi al ginocchio, ha inviato un messaggio ai partecipanti: “Il tema della natalità rappresenta una vera e propria emergenza sociale. (…) Nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti; l’Italia, l’Europa e l’occidente si stanno impoverendo di avvenire”. “C’è una periferia esistenziale in occidente, che non si nota immediatamente – prosegue il Papa. E’ quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo. Molti giovani faticano a concretizzare il loro sogno familiare”. 

Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustriaassociazione delle imprese del farmaco – vuole però essere ottimista, nonostante i numeri inquietanti: per l’Istat fra trent’anni saremo sei milioni in meno (oggi sono 58.983.122 le persone residenti al 1° gennaio 2022 in Italia). Nel 2021 un nuovo record di poche nascite (399.431, meno di 400 mila non se ne vedevano dalla Seconda guerra mondiale), contro l’elevato numero di decessi (746 mila). “Sono ottimista perché sono convinto che si possa affrontare la situazione con responsabilità – dice Scaccabarozzi. Le direttrici lungo le quali muoversi sono due: una di comunicazione e una di misure concrete. La comunicazione è fondamentale: istituzioni e mondo del lavoro devono impegnarsi in campagne volte a promuovere la natalità come un valore sociale ed economico fondamentale. 

A proposito di nascite e lavoro. Di recente ci sono state alcune polemiche relative alla possibilità che il datore di lavoro respinga una candidata o una dipendente perché incinta. “Non commento le uscite forse un po’ infelici da parte di persone che non conosco e che non appartengono al mio settore. Ma su un punto voglio essere chiaro: fare figli e avere famiglie importanti è vantaggioso per il mondo del lavoro, non un limite o un ostacolo. Non possiamo permettere che la percentuale dei lavoratori continui a diminuire sempre di più a fronte di una percentuale di pensionati che invece aumenta. Lavoro e famiglia non sono in conflitto, i dati dell’industria farmaceutica lo dimostrano: è il primo settore manifatturiero per sostegno alla natalità, con un numero di figli superiore alla media nazionale del 45 per cento. E negli ultimi 5 anni l’occupazione degli under 35 è cresciuta del 15 per cento”. 

Comunicazione ma anche misure concrete, diceva. Quali possono essere? “Prima di tutto il welfare aziendale, e anche in questo ambito il settore farmaceutico è avanti. Nel 90 per cento delle aziende sono presenti – da prima della pandemia – forme di flessibilità oraria, in ingresso e in uscita, e la possibilità dello smart working. Aspetti che contribuiscono in maniera decisiva a farne un’industria ‘in rosa’: le donne sono il 43 per cento degli addetti, contro una media nazionale del 29 per cento. E sfiorano il 50 per cento tra gli under 35, superandolo nel settore della ricerca. Questo mostra che la conciliazione famiglia-lavoro è possibile”.

Oggi agli Stati generali della natalità intervengono i leader dei principali partiti in Italia. Il Papa ieri si è rivolto così alle istituzioni: “Non vedere il problema della denatalità è un atteggiamento miope; è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti. (…) Auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia”. Cosa può fare la politica per aiutare le imprese a combattere la denatalità? “La parola chiave deve essere flessibilità: si parla molto di un allungamento del congedo di paternità, io credo che si debba dare alle famiglie la possibilità di scegliere come distribuire i congedi tra i genitori. Poi ci sono i supporti materiali alle famiglie che devono essere implementati, a partire dagli asili nido. Noi del farmaceutico ce li siamo dovuti costruire da soli. Ma l’ambito in cui si può fare di più per incentivare la natalità resta quello delle politiche attive del lavoro e del welfare aziendale. I contratti dovrebbero aiutare i giovani a mantenere la famiglia e ad avere figli. Ma spesso non è così”.