Roberto Speranza, Mario Draghi e Francesco Figliuolo (LaPresse)

Il piano

Le mosse del governo per allontanare il Covid e lo spettro di nuove chiusure

Ruggiero Montenegro

In discussione la proroga dello stato d'emergenza e dell'utilizzo del green pass. Nuova spinta sui vaccini: riaprono gli hub e si ricorrerà alla chiamata attiva da parte dei medici di base 

La situazione è (al momento) sotto controllo, lo indicano i numeri e le stime previsionali, ma quella che ormai viene definita “pandemia dei non vaccinati” impone cautela: non è ancora arrivato il momento di abbassare la guardia. Con l'inverno ormai alle porte, le festività di Natale, e una campagna per le prime dosi che dopo aver superato l'86 per cento, arranca, le occasioni di contagio aumenteranno inevitabilmente. E allora bisogna farsi trovare pronti, studiando le strategie per fronteggiare la risalita della curva pandemica, senza compromettere i risultati fin qui raggiunti.

È questo il senso dei ragionamenti che in questi giorni si sviluppano sulla linea che unisce Palazzo Chigi, il ministero della Salute e la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Gli strumenti fin qui adoperati hanno funzionato bene, e sarà ancora questa la strada da seguire cercando da un lato di modulare concessioni e restrizioni, e dall'altro di spingere ulteriormente sulla campagna vaccinale.

 

Una prospettiva, questa, che passa prima di tutto dall'estensione dello stato d'emergenza: molto più di un'ipotesi, che chiaramente oggi, quando manca più di un mese al 31 dicembre non può essere sbandierata troppo apertamente, ma di cui si ragiona. “La proroga viene decisa nell’immediatezza della scadenza”, aveva dichiarato il ministro Roberto Speranza settimana scorsa, chiarendo come una decisione verrà presa solo il mese prossimo e sulla base dell'andamento della pandemia. E considerando che la pandemia ha ripreso a correre in tutta Europa e, seppur più lentamente, anche in Italia, si tratterà più che altro di definirne la durata. La legge attuale prevede che lo stato d'emergenza possa durare al massimo 24 mesi, una condizione che in Italia va avanti dal 31 gennaio 2020. Potrebbe essere allungata di un solo mese: l'alternativa è che il governo agisca in deroga alla legge o la modifichi.

 

Allo stesso modo, anche il green pass continuerà ad avere un ruolo cardine: il passaporto vaccinale era stato lo strumento a cui legare le riaperture e l'ipotesi in questo senso – riporta il Corriere – è quella di allungarne l'obbligatorietà sul lavoro e per attività “sociali” almeno fino all'estate. D'altra parte l'efficacia del certificato verde è ben rappresentata dal fatto che nelle ultime settimane siano sempre di più i paesi europei che ne ricorrono, legando ad un numero di attività sempre maggiori. E non verrà messo in discussione nemmeno il sistema dei colori a livello regionale, che potrebbe tornare presto d'attualità, soprattutto considerando i dati di alcuni territori, come le Marche ad esempio, dove le terapie intensive risultano occupate già oltre quel 10 per cento che rappresenta la soglia limite. Ma alcune criticità emergono pure in Friuli o a Bolzano. Da parte del ministero, insomma, non è escluso il ricorso a zone rosse, qualora dovessero essere necessarie, magari in zone circoscritte.

 

In questo contesto resta però fondamentale, imprescindibile, la spinta verso l'immunizzazione: le prime dosi avanzano ormai ad un ritmo che si attesta intorno alle 15 mila quotidiane (ieri sono state poco più di 7mila, ma era domenica). Sarà importante allora spingere sulle dosi “booster”, che al momento sono raccomandate per le categorie fragili, personale sanitario e over 60. Ne sono state somministrate per ora 1.819.261, il 35 per cento circa dei destinatari individuati. Una platea che tuttavia dovrebbe essere presto allargata, come pure si attendono le indicazioni delle autorità regolatorie per gli under 12, al momento escludi dalla possibilità vaccinale. Ad ogni modo, la prossima fase della campagna vaccinale, la cui importanza è stata anticipata dalla conferenza stampa di venerdì scorso con Speranza, Figliuolo e Franco Locatelli, coordinatore del Cts, dovrebbe muoversi seguendo una duplice strategia. Da una parte, dovrebbero essere riaperti gli hub chiusi dopo l'estate in varie regioni, e qualcuno è già ripartito, come accaduto in questi giorni in Puglia o Sicilia. Dall'altra ai medici di base verrà richiesto un nuovo sforzo, attraverso la “chiamata attiva” di tutti quei soggetti per cui sarebbe utile la terza dose.

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