Foglio salute

Lo stato di emergenza e le tante altre emergenze

Rosaria Iardino*

La condizione giuridica in cui da quasi due anni viviamo non può essere un alibi per occuparsi soltanto di pandemia e Pnrr

Lo stato di emergenza è una condizione giuridica che può essere attivata al verificarsi o nell’imminenza di eventi eccezionali come nel caso della pandemia da Covid, terremoti o alluvioni, ovvero quando si renda necessario agire con urgenza e con poteri straordinari per proteggere i cittadini e riparare eventuali danni. In questi casi inoltre è possibile limitare le libertà personali per motivi sanitari, come previsto dall’articolo 16 della Costituzione. L’attuale situazione di stato di emergenza, esteso a tutto il territorio nazionale a causa della pandemia da Covid, rappresenta per la storia del nostro paese qualcosa di inedito poiché nel passato, infatti, questo strumento è stato utilizzato esclusivamente per porzioni limitate di territorio. È pur vero che la pandemia rappresenta un evento eccezionale, ma fa pensare l’annuncio del ministro Roberto Speranza nel quale si ipotizza un prolungamento di questo stato. Perché?

   
In Italia si è raggiunto quasi il 90 per cento delle persone vaccinate, ci sono le scorte di vaccini per la terza dose, i ricoveri per fortuna sono notevolmente diminuiti, la scuola sta reagendo benissimo e gli ambienti di lavoro sono in ripresa tanto che la nostra crescita, inaspettata, è più che positiva. Provo un forte disagio come cittadina che appartiene a un paese democratico, perché i pieni poteri a un governo devono essere limitati nel tempo e richiedono un’eccezionalità che forse c’era nei primi mesi – diciamo nel primo anno – di pandemia ma che ora non è più giustificabile. Lo stato di emergenza oltre a dare il potere di limitare la libertà individuale può permettere al governo di affidare in deroga a soggetti terzi attuatori soldi e appalti, ma non si tratta solo di questo, che ritengo comunque essere quantomeno discutibile, si tratta dell’usare la scusa del paese che deve correre per eludere il cancro della burocrazia, accarezzando in questo modo la pancia populista degli italiani che vivono proprio la burocrazia come la madre di tutti i mali e non comprendono che le regole – che sicuramente vanno migliorate e snellite – sono fondamentali per paesi che si definiscono liberi e democratici. 


Attenzione perché lo stato di emergenza può essere un alibi per alcuni di occuparsi esclusivamente di pandemia e Pnrr ma il nostro paese, soprattutto nel comparto sanitario, ha tante altre emergenze. Ne cito una come esempio: nel patto della salute era previsto un tavolo per regolamentare l’offerta di salute da parte delle assicurazioni sanitarie (come nel modello americano) e in questi mesi di pandemia è innegabile che chi aveva la disponibilità economica abbia potuto curarsi o eseguire esami diagnostici predittivi di malattia, mentre i cronici, i disoccupati, o coloro che non possono pagare i premi assicurativi, no! Questa è un’emergenza che però non interessa alla politica. Ci troveremo un paese nel quale potrà curarsi chi potrà pagare, e allora è proprio vero come diceva Platone che esisteranno pazienti schiavi e pazienti nobili, e questo non va bene. 

   

*Rosaria Iardino, Presidente Fondazione The Bridge

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