Alexander Schallenberg, cancelliere dell'Austria dall'11 ottobre 2021 (AP Photo/Lisa Leutner)

Il nuovo Coronaplan

Il prossimo lockdown in Austria sarà solo per i non vaccinati

Francesco Gottardi

Vienna sta affrontando una nuova impennata di contagi e deve fare i conti con bassi tassi di immunizzazione. La soluzione? Fare terra bruciata attorno ai no vax

Alexander Schallenberg è cancelliere da meno di un mese eppure ha già tracciato la nuova rotta dell'Austria alle prese con una nuova ondata di contagi: "Stiamo andando verso una pandemia dei non vaccinati", ha dichiarato nelle ultime ore il nuovo capo del governo. "E deve essere chiaro che queste persone hanno un'enorme responsabilità. Non solo per la loro salute, ma anche per quella degli altri: non è possibile che il nostro sistema sanitario stia tornando sovraccarico per colpa di attendisti e scettici". Dunque se le terapie intensive continueranno a riempirsi, l'extrema ratio sarà il ripristino del lockdown nella sua versione più rigida. Ma soltanto per i no vax. Un approccio pragmatico, che radicalizza la logica sottostante il nostro green pass, come già dibattuto su queste pagine. Sul piano politico però, fra tutte le contromisure fin qui adottate dalle democrazie occidentali, si entra in un terreno inesplorato, che potrebbe implicare anche criticità di ordine pubblico. Qual è il piano austriaco?

I cinque step

Il governo federale ha spiegato che d'ora in avanti il paese sarà disciplinato su cinque livelli in base all'andamento della pandemia. Lo status quo è il primo (terapie intensive al 10 per cento, fino a 200 posti letto occupati), in vigore dallo scorso 15 settembre e con vincoli meno stringenti di quelli che si osservano ora in Italia: non è previsto un pass sanitario sui luoghi di lavoro, nei negozi meno affollati le persone vaccinate - già una prima distinzione - non sono obbligate a utilizzare la mascherina e la vita sociale segue la regola 3G - geimpft, genesen, getestet: vaccinati, guariti entro sei mesi, provvisti di test. Il livello due (terapie intensive al 15 per cento, fino a 300 posti letto occupati) prevede qualche restrizione in più per quanto riguarda la vita notturna - in quel caso esibire un test rapido negativo non sarà più sufficiente. Ma è soprattutto dalla fase successiva (terapie intensive al 20 per cento, 400 posti) che la quotidianità cambierebbe sensibilmente: in presenza di questi parametri, scatterà l'obbligo di green pass a lavoro e i test antigenici perderanno validità in tutta l'Austria. Con il livello quattro (terapie intensive al 25 per cento, 500 posti) alle persone non vaccinate sarà vietato l'accesso a ristoranti, hotel, istituzioni culturali, eventi ricreativi o sportivi e cesserà anche il diritto a manifestare. Solamente al quinto (terapie intensive al 30 per cento, 600 posti), scatterà una zona rossa per non vaccinati, a cui sarà permessa l'uscita dal proprio ambiente privato solo per fare la spesa o per comprovate esigenze lavorative.

 

La strategia

Gli osservatori tra Vienna e dintorni partono dal presupposto che lo scenario più estremo sarebbe altamente improbabile, ma certo complicato da attuare (basti pensare alla capillarità di controlli necessaria): l'Austria ha superato i 600 posti occupati in terapia intensiva solamente tra metà novembre e metà dicembre 2020, nel pieno della seconda ondata che aveva travolto l'Europa. Oggi è a quota 220. E per quanto i numeri stiano crescendo esponenzialmente - i 1700 casi giornalieri di inizio ottobre sono già quasi raddoppiati - le stime confidano che l'effetto vaccini possa contenere le ospedalizzazioni. Anche se in misura non così consistente.

La campagna d'immunizzazione è infatti entrata in fase stagnante da quasi tre mesi, ben prima di altri paesi europei e a una soglia piuttosto bassa: solo il 61,5 per cento degli austriaci è vaccinato, con il 64,5 parzialmente protetto (circa 14 punti in meno dell'Italia, considerando anche gli under 12). "Non è possibile intravedere la fine della pandemia, se l'adesione ai vaccini non migliora", ha ammesso il ministro della Sanità Wolfgang Mückstein. Dunque i livelli quattro e cinque del nuovo Coronaplan avrebbero innanzitutto uno scopo deterrente, per richiamare alla causa gli indecisi. Così come limitare la validità dei test rapidi: finora l'Austria ha sviluppato un'ampia rete di tamponi gratuiti, facilmente accessibili, e questo potrebbe aver contribuito a considerarli una comoda alternativa da preferire al vaccino.

Nel frattempo il fronte no vax si è compattato attorno agli ultranazionalisti di Fpö. "Il piano del governo è una furia contro la dignità umana, la regola 3G è sadismo e costringere le persone a vaccinarsi è da senza cuore", ha attaccato il leader del partito Herbert Kickl, presentando una mozione di sfiducia contro Mückstein e chiamando a raccolta la protesta. Secondo il quotidiano locale Kronen Zeitung, martedì a Vienna sono attesi almeno 4-5000 manifestanti in marcia "per i diritti fondamentali e la libertà". Il cancelliere Schallenberg risponde che l'Austria fin qui ha avuto 11mila morti e oltre 800mila casi su 8,9 milioni di abitanti. Più che un ricatto, è la promessa di chi vuole andare avanti.

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