Così il farmaceutico guarda al Pnrr per dare slancio alla ricerca

Giovanni Rodriquez

Jan Kirsten (Merck) ci spiega perché serve uno sforzo in più dalle istituzioni per attrarre investimenti nel settore

La Merck è al lavoro per supportare lo sviluppo e la produzione di vaccini e trattamenti basati sull’mRna. Inoltre è già in sperimentazione di fase 2 un potenziale trattamento per i pazienti con polmonite da Covid. Ma sono in arrivo novità importanti anche nel campo dell’immuno-oncologia e cardiologia. Quanto al settore farmaceutico, si dovrà sfruttare a pieno l’occasione del Pnrr per attrarre investimenti verso un’industria che può rappresentare un volano di crescita e innovazione per l’intero paese. A raccontarcelo è Jan Kirsten, general manager per il business healthcare di Merck in Italia dal 1° luglio 2021.

 

Si parla spesso di investimenti ma in Italia gli scenari di governance hanno numeri chiusi e tetti di spesa che risalgono al 2007. C’è urgenza di aggiornamenti. “In Italia operiamo con oltre 1.200 dipendenti, divisi in 5 differenti siti in 4 regioni – ci spiega Kirste –. Abbiamo stabilimenti di ricerca e sviluppo all’avanguardia, nel Lazio (a Guidonia Montecelio) e in Piemonte (a Colleretto Giacosa). Abbiamo uno stabilimento di produzione a Bari che serve 150 paesi nel mondo, una realtà importantissima per il gruppo e per il territorio in cui opera, si tratta infatti del primo esportatore di Bari e provincia, con un valore annuo medio di export, negli ultimi 5 anni, di circa 1 miliardo di euro. Quando parliamo di attrazione di investimenti esteri, però, non possiamo trascurare la competizione internazionale, e sicuramente ci sono paesi che offrono condizioni più favorevoli. Ma è essenziale ribadirlo: l’Italia è un asset importante per la nostra azienda. Nell’ultimo quinquennio vi abbiamo investito oltre 180 milioni di euro, e abbiamo intenzione di rafforzare ulteriormente questo impegno nel prossimo futuro, se le condizioni lo consentiranno”.

 

L’ultimo anno e mezzo è stato caratterizzato dalla pandemia e dalla ricerca di vaccini efficaci contro il Covid. Merck non dispone ancora di un vaccino ma in qualche modo sta partecipando a questa attività, dice Kirsten. “L’impegno di Merck contro la pandemia da Covid-19 è molto vasto, e coinvolge tutte le nostre aree di business. Nella nostra divisione Life Science abbiamo aumentato la capacità produttiva di composti essenziali per la produzione dei vaccini. In quest’ambito una rilevanza particolare va data all’espansione della nostra partnership strategica con BioNTech, finalizzata proprio ad aumentare i volumi di fornitura dei lipidi necessari per il vaccino Pfizer-BioNTech. Inoltre stiamo rafforzando la nostra capacità di supportare lo sviluppo e la produzione di vaccini e trattamenti basati sull’mRna, grazie all’acquisizione, all’inizio del 2021, di AmpTec, società specializzata in questa tecnologia”.

 

Ma oltre ai vaccini sono allo studio anche diverse terapie contro il Covid. “Merck ha avviato una sperimentazione di fase 2 con un composto (per ora definito solo da una sigla: M5049) come potenziale trattamento per i pazienti con polmonite da Covid-19”, continua il general manager dell’azienda. “Ma in totale siamo coinvolti in più di 20 progetti a supporto di nuove terapie, che vanno ad aggiungersi ad altri 50 legati ai vaccini e a 35 progetti relativi ai test diagnostici per il Covid. Ricordiamo che, su quest’ultimo aspetto, siamo uno degli attori coinvolti perché forniamo reagenti essenziali per la produzione dei test. Inoltre abbiamo donato un totale di 300.000 unità di un nostro farmaco a supporto delle sperimentazioni dell’Inserm francese, dell’Oms e del Niaid statunitense. Si tratta di iniziative importanti, alle quali anche l’organizzazione italiana dà il suo contributo”.

 

Pensando al futuro, è inevitabile chiedersi quali farmaci possiamo aspettarci nei prossimi mesi o anni. “La ricerca Merck è fortemente focalizzata su oncologia e immuno-oncologia, neurologia e immunologia – ci spiega Kirsten –. Attualmente la nostra pipeline ha 21 studi in essere. Con riferimento più specifico all’Italia, nel 2022 dovremmo avere importanti novità nell’ambito dell’immuno-oncologia, con una nuova indicazione, nel carcinoma uroteliale, di un nostro farmaco, sviluppato e commercializzato nell’ambito di un’alleanza con Pfizer, e già indicato in un raro tumore della pelle. Sempre nell’area oncologia, con un orizzonte temporale più lungo, si attende un farmaco orale per il trattamento di una specifica forma di tumore polmonare non a piccole cellule”.

 

“E poi, in un ambito storico per Merck come la cardiologia, stiamo estendendo la nostra offerta terapeutica in Italia anche nell’ambito dell’ipertensione, senza trascurare le potenzialità offerte dalla genetica e dalle nuove tecnologie per la prevenzione: è infatti recente l’annuncio di una collaborazione tra Merck Italia e la società di software di genomica Allelica, per la promozione di un test in grado di predire il rischio di infarto miocardico”.

 

In quest’ottica, il Pnrr può rappresentare un’occasione anche per il settore farmaceutico in Italia. Per Kirsten, tutti gli attori del sistema salute stanno finalmente convenendo su alcuni punti chiave. “La necessità di aggiornare la governance di settore e una rinnovata disponibilità alla discussione da parte delle istituzioni su temi quali la revisione dei tetti di spesa e la valorizzazione degli investimenti in ricerca ed innovazione. Sono segnali sicuramente positivi: diverse missioni riportate nel Pnrr ci coinvolgono, ma siamo tutti consapevoli che è necessario un ulteriore slancio perché si verifichino le condizioni necessarie per attrarre gli investimenti in un’industria, quella farmaceutica, che è da sempre un volano di innovazione e crescita per l’Italia”.
 

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