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La proposta

Vaccini a domicilio come negli Stati Uniti? I medici di base dicono sì

Francesco Gottardi

La variante Delta corre più della campagna di immunizzazione. "Green pass rinforzato e medicina di territorio per stanare gli scettici", sostengono i sindacati Fimmg e Anaao-Assomed. "Ma perché finora non hanno affiancato gli ambulatori ai grandi hub?"

Whatever it takes, vax edition. Se il liberalissimo presidente degli Stati Uniti è arrivato a dire che bisogna raggiungere i cittadini non vaccinati “quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa, letteralmente bussando alla loro porta per convincerli”, vuol dire che il tema di come scovare i più scettici è reale anche nel primo paese produttore di sieri anti-Covid. E che davvero, sulla spinta della variante Delta, vale qualsiasi cosa pur di completare al più presto la campagna di immunizzazione. Fossero anche vaccini a domicilio ad ampio raggio: in Italia si può? “Potremmo fare anche meglio degli americani. Ma il nostro problema è un altro”, dice al Foglio Domenico Crisarà, vicesegretario nazionale della Fimmg – Federazione italiana medici di famiglia.

 

Ad oggi, 2,5 milioni di over 60 non hanno ancora fatto richiesta per la prima dose: ieri ne sono state somministrate appena 80.000 su oltre 555.000 totali. “Gli scettici non si convincono con il modus operandi di un venditore ambulante”, spiega Crisarà. “E soprattutto noi non dovremmo ridurci a questo. A differenza degli Stati Uniti la nostra sanità è molto radicata sul territorio. I medici di base avrebbero tutti i mezzi per assolvere il compito della vaccinazione in ambulatorio e, qualora non fosse possibile, a domicilio – cosa che per altro già avviene per gli over 80 con problemi di deambulazione”.

 

Per l’antinfluenzale in effetti funziona così. “La medicina di famiglia è l’unica parte del sistema sanitario che ha sempre vaccinato. E l’unica finora emarginata in questa lotta contro il Covid-19”, accusa Crisarà. “Si è puntato tutto sugli hub, che sono certamente un input fondamentale per le prime fasi della campagna di immunizzazione”. E si è messa al riparo la maggior parte delle persone fragili. Poi i contagi sono calati. Sono tornate le vacanze. “Eravamo stati facili profeti: gli italiani non sono interessati alle attuali modalità di vaccinazione con le ferie di mezzo. Bene o male, c’è un clima di ripresa del divertimento: chi vuole interromperlo dal dottore?” Perché se è vero che gli anziani scoperti sono i più vulnerabili, il volano per la diffusione del virus e delle varianti è sempre la parte di popolazione più giovane e socialmente esposta. “È proprio a questo punto, quando i numeri della campagna passano dalla quantità – la platea nazionale – alla qualità – i singoli non interessati al vaccino – che i grandi centri di somministrazione non sono la soluzione migliore, per loro natura”.

 

Serve un pennello di precisione: “Per coinvolgere ci vuole fiducia. E le persone tendono a essere più ricettive e a loro agio nei confronti di chi ha contatti con loro nel quotidiano, piuttosto che ai proclami in tv, per quanto autorevoli: vaccinare è fra le mansioni di noi medici di famiglia. Ma per dare man forte contro il Covid non siamo stati coinvolti”, con le regioni che solo da un mese hanno dato il via libera alle prenotazioni attraverso gli ambulatori di base. “È solo questione di volontà. Dal governo in giù lo sanno bene”.

 

Non è una questione di mezzi: “Agli inizi della campagna c’era un’oggettiva difficoltà a reperire alcuni materiali", aggiunge Alessio Grimaldi di Anaao-Assomed. “Ma oggi la nostra struttura dispone di tutto il necessario per appoggiarsi anche ai medici di base, anche a casa. Il 99 per cento di loro è favorevole ai vaccini e grazie al rapporto personale con i pazienti potrebbero contribuire a un attività promozionale molto positiva: questi prodotti anti-Covid non si stanno dimostrando meno sicuri di quelli utilizzati in passato contro altre malattie".

 

Nel frattempo però si studiano gli incentivi: la mossa di Macron sulle restrizioni ai non vaccinati in situazioni essenziali della vita sociale – dai mezzi pubblici ai bar – fa riflettere anche Palazzo Chigi e la nostra comunità scientifica. “Su questi temi bisogna essere 'talebani'”, dice Crisarà, e Grimaldi concorda: “Questa è l’unica grande occasione che abbiamo per allontanarci definitivamente dalla pandemia. Non possiamo buttarla via. Stiamo assistendo a una nuova crescita dei casi e dunque è fondamentale limitare gli accessi alla vita pubblica ai soli possessori del green pass. Lo dice il nome stesso dello strumento: è buon senso, non discriminazione. Quello che sta succedendo in Israele fa capire che si deve ricorrere a tutti i mezzi possibili per frenare una nuova ondata. E che la Francia sia da esempio: ci vogliono la responsabilità e il coraggio di adottare contromisure forti. Che portino gli indecisi a vaccinarsi spontaneamente. Non servirebbe nemmeno convincerli, a quel punto”.

 

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