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Cattivi scienziati

L'esempio cubano sui vaccini

Enrico Bucci

L’Avana punta sulla ricerca e può davvero insegnare qualcosa anche all’Italia

Il 4 maggio si è svolto a Cuba un interessantissimo convegno, che ha avuto lo scopo di fare il punto sull’avanzamento dei cinque vaccini in sviluppo in quella nazione. Poiché l’evento è stato trasmesso online, ho potuto assistere alle presentazioni degli scienziati cubani e ho così appreso una serie di dati di cui riassumo di seguito ciò che a me è sembrato più interessante. Cominciamo dal vaccino di cui abbiamo maggiormente sentito parlare, fin qui con scarsissime evidenze sperimentali: il Soberana 2. Innanzitutto, bisogna sottolineare che la sperimentazione di questo vaccino è andata verso la somministrazione di tre dosi; nello studio di fase 2 presentato, la terza dose è consistita nello stesso vaccino oppure in un prodotto diverso, chiamato Soberana plus.

 

La ragione sembra rinvenibile nei dati presentati: senza una terza dose, il livello di anticorpi contro Rbd suscitato da due dosi nei gruppi di cento volontari esaminati è risultato, fino al cinquantaseiesimo giorno dalla prima dose, inferiore a quello osservabile nel gruppo costituito da convalescenti guariti dall’infezione naturale. Inoltre, la terza dose con Soberana plus ha funzionato meglio di una terza dose di Soberana 2. Infine, Soberana 2 e Soberana 2 + Soberana plus sembrano essere ugualmente efficaci in giovani e anziani (anche se il gruppo di anziani di cui si sono presentati i dati è molto più piccolo di quello dei giovani). Risultati simili si sono osservati per la capacità del vaccino di indurre il blocco del riconoscimento fra il virus e il suo recettore: sono state necessarie tre dosi per superare quanto si osserva con l’infezione naturale, e anche qui la terza dose di Soberana plus è risultata migliore di Soberana 2. Per quanto riguarda gli anticorpi neutralizzanti, si è osservato che la risposta indotta da tre dosi di vaccino sfiora (ma non supera) quella indotta dall’infezione naturale, e la risposta di tipo T (risposta cellulare) mostra che uno su tre o uno su quattro degli individui vaccinati (a seconda del tipo di cellule T considerate) non risponde al vaccino.

 

Sin qui l’efficacia di Soberana 2 e della sua combinazione con Soberana plus. Qualche risultato è stato presentato dai ricercatori cubani anche per un altro vaccino, denominato Abdala; pure questo è stato provato sia in due che in tre dosi, e anche in questo caso, guardando soprattutto alle percentuali di seroconversione, pare che tre dosi funzionino meglio. Tuttavia, è presto per dare un giudizio su questo prodotto, perché i dati mostrati al momento sono davvero pochi. Bisogna aspettare la fine della fase 3, considerando che le immunizzazioni di 48 mila volontari sono terminate il 1° maggio.

 

Infine, vale la pena di commentare i primi risultati mostrati per un ulteriore vaccino, Mambisa: si tratta di un preparato che è in studio anche per la somministrazione intranasale, che mostra nel piccolo gruppo di volontari su cui finora è stato testato una buona risposta sia per le immunoglobuline G sia per quelle di tipo A – e questo per un vaccino che agisce a livello del naso potrebbe avere un significato molto importante nel blocco dell’infezione, considerando che lo stesso vaccino ha poi mostrato di indurre anticorpi in grado di bloccare l’interazione tra il virus e il suo recettore.

 

La carrellata di dati presentata dai ricercatori cubani appare interessante. Certamente, si tratta ancora solo di diapositive, ma a differenza di quanto accaduto nel recente passato da noi per il “vaccino Invitaliano”, qui la rispondenza tra i commenti di chi illustrava i dati e i dati stessi è stata piena. Bisogna riflettere sul fatto che se un piccolo paese, stretto tra l’embargo imposto dagli Stati Uniti e un interminabile regime, nonostante la pandemia infuri rendendo più difficile trovare volontari per le sperimentazioni (gli stessi ricercatori hanno mostrato un’incidenza attuale di circa 2.325 casi per 100 mila abitanti nella capitale), riesce a fare tanto in campo di ricerca vaccinale, ciò avviene perché almeno in quel settore, per motivi storici, si è opportunamente investito, al contrario di ciò che avviene nella libera e democratica Italia. Certo, tre dosi di vaccino non sono l’ideale. E’ vero, la risposta T potrebbe non essere sufficiente;  dobbiamo aspettare dati analitici e dettagliati sugli effetti collaterali; ma chi punta sulla ricerca e sviluppa 4-5 candidati vaccini è nella posizione di insegnare qualcosa all’Italia, anche se le ricerche in corso non dovessero dare l’esito sperato. Speriamo che, al netto della stantia retorica del regime di Cuba e di certi suoi scalcagnati esegeti nostrani, solidi dati siano messi a disposizione di tutti, e speriamo che la piccola comunità di ricercatori di quel paese riesca davvero nel suo intento.

 

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