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Il vaccino cubano

Enrico Bucci

Soberana, la profilassi sovranista di cui si sa pochissimo ma si straparla molto

C’è un vaccino che è sovranista a partire dal nome. E’ il vaccino Soberana, parola che significa appunto sovrano, che è in studio a Cuba. Siccome di continuo ricevo richieste di parlare di questo vaccino – quasi il non farlo fosse una colpevole omissione – cercherò nel seguito di evidenziare quali sono le poche informazioni di cui disponiamo. Il primo e più importante dato è il seguente: finora, per quel che riguarda questo vaccino, non disponiamo di alcuna pubblicazione su rivista scientifica che sia passata attraverso la revisione dei pari. Questo sarebbe già un motivo sufficiente a non parlarne, se non con estrema prudenza; ma per evitare che si accenda una nuova corsa alla novità, tanto vale esaminare insieme le poche notizie che vi sono.

 

Si tratta di un vaccino diverso da tutti gli altri: è prodotto coniugando, ovvero “attaccando” per via chimica, il dominio Rbd della proteina Spike a una proteina che funziona da carrier, ovvero il tossoide del tetano (Tt) opportunamente preparato. Ciascuna unità Tt è stata coniugata con quantità diverse di Rbd del coronavirus, e la combinazione fra 6 domini Rbd e un Tt è risultata indurre sugli animali una buona risposta immune, sia in termini di anticorpi indotti sia di capacità neutralizzante degli stessi. Il tutto, per aumentare le capacità immunostimolanti, è fornito sotto forma di complesso con l’alluminio, un coadiuvante molto usato (e molto contestato dai No vax). Il processo di produzione è abbastanza laborioso, perché è richiesto l’aggancio chimico di Rbd in maniera controllata e la successiva purificazione del tossoide coniugato; in ogni caso, i ricercatori cubani sono stati rapidamente in grado di mettere su una produzione in Gmp (lo standard qualitativo necessario per i prodotti di uso umano), a causa anche della loro pregressa esperienza con questo tipo di vaccini. In ogni caso, la tecnologia è ben stabilita e già usata per produrre altri vaccini, come per esempio uno contro l’influenza B; da questo punto di vista non dovrebbero esserci molti dubbi circa il fatto che il vaccino potrà essere prodotto in quantità sufficienti, né ci si aspetta che si verifichino particolari problemi di sicurezza e tollerabilità.

 

  

 

Il vaccino, a quanto pare, ha già completato uno studio di fase 1 (iniziata a ottobre 2020) ed è passato a uno studio di fase 2, che ha cominciato ad arruolare volontari alla fine di dicembre 2020; a quanto pare lo studio di fase 2 è terminato ed è pure iniziato quello di fase 3, almeno a quanto riportato in una lettera recentemente pubblicata. Ma cosa si sa dei risultati delle varie fasi di sperimentazione sull’uomo? Assolutamente nulla. Nell’unico documento di cui disponiamo, un preprint che si riferisce agli studi su animale, i ricercatori cubani scrivono a proposito dei trial clinici quanto segue: “A phase I clinical trial was initiated in October 2020, and after preliminary results, the vaccine based on Rbd6-Tt/alum was moved on December 21 to a phase II clinical trial with 910 subjects. The encouraging results of the clinical trial will be published in due course”. La biologa Barbara Gavallotti ha ragione: per ora si tratta di una speranza, nulla di più, fondata anche su altri vaccini, pure questi oltre la fase 2.

 

Tuttavia, senza dati pubblici e revisionabili, è da matti tanto affermare che il vaccino cubano sia una bufala, come fa il Secolo XIX, quanto dire che funziona e sarà regalato ai turisti, come fa Repubblica. Sputnik e Soberana sono nomi di vaccino che denunciano l’appetito della politica per la propaganda; una propaganda che funziona bene, vista la polarizzazione che provoca nei media e nell’opinione pubblica e per la quale, a quanto pare, non c’è vaccino che possa servire.

 

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