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Il foglio salute

Pillola, vaccini e rischio trombosi. Che cosa si sa e che cosa c'è da sapere

Eva Massari

Il timore degli effetti collaterali dopo i dubbi su AstraZeneca e la necessità di comunicare la scienza in modo chiaro e senza finzioni. anche sui social

Il tema dell’interazione tra pillola e vaccini ha generato un dibattito che continua a essere attuale. Di come stiano davvero le cose, e di come sia importante comunicare in modo corretto anche attraverso i social, che rappresentano oggi un canale divulgativo di grande impatto, parliamo con la dottoressa Elisa Sipio, specialista in ginecologia e ostetricia.

 

Pillola, vaccini e rischio di trombosi. Come stanno davvero le cose?

A livello ufficiale non ci sono conferme sulla correlazione tra vaccino anti Covid-19 ed eventi trombotici, nonostante un iniziale clamore mediatico suscitato dal sospetto che alcuni di questi eventi fossero conseguenti alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Tuttavia, pur essendo arrivate smentite ufficiali dagli organi ufficiali, compresa la Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, in molte persone si è ormai generato un timore irrazionale del vaccino, che in alcuni casi diventa anche difficile da gestire. Diverso invece è il discorso della pillola estroprogestinica, noto fattore di rischio per eventi trombotici. Questo tipo di farmaco è in grado, in persone predisposte, di attivare la cascata della coagulazione. Per questo motivo, anche se comporta un rischio molto più basso di quello che si ha normalmente in gravidanza, è una terapia che non viene prescritta a chi ha già un rischio di partenza più alto della media. In medicina non esiste quasi mai il rischio zero, quindi ogni scelta deve essere soppesata ragionando sui rischi e i benefici di ogni alternativa, e a volte si compiono scelte che comportano dei rischi, se questo serve a proteggerci da rischi maggiori. Nell’ultimo periodo sono state rilasciate dichiarazione molto confuse e contraddittorie, cosa che ha portato a dubitare della sicurezza della vaccinazione nelle donne che assumono la pillola. Questo non è mai stato però supportato da alcuna evidenza, ed è quindi stata sconsigliata la sospensione della pillola pre vaccino.

 

Pensa che nonostante la comunità scientifica abbia escluso il nesso tra vaccino, pillola e trombosi, sia cambiato il modo di percepirne l’assunzione da parte delle donne?

All’ennesimo messaggio ricevuto con la domanda “devo sospendere la pillola prima del vaccino?” ho pensato che ormai, come si suol dire, il danno fosse fatto. Di fronte alla paura che un certo tipo di titoli possono generare, poi non c’è spiegazione razionale che tenga, sono processi che avvengono inconsciamente nel modo in cui percepiamo i pericoli e prendiamo decisioni, per questo motivo bisogna fare molta attenzione a come si comunicano alcuni “sospetti” quando si parla a un vasto pubblico.

 

Sui social è molto apprezzato il suo modo di fare divulgazione. Qual è dal suo punto di vista l’approccio corretto per dialogare con la comunità?

Credo che il punto cruciale sia dire la verità (nel senso di “stato dell’arte” senza nasconderne gli aspetti che non ci piacciono) con un linguaggio comprensibile, cercando di raccontare anche la complessità che sta dietro ai contenuti di cui si parla, altrimenti si rischia di illudere le persone che sia tutto semplice, bianco o nero, che basta poco per essere esperti. Siamo in una fase in cui la gente apprezza l’informazione senza un approccio paternalistico e direttivo da parte dei medici, per questo motivo è molto gradita la condivisione di contenuti scientifici che diffondano consapevolezza. Il rischio da gestire è che venga confusa la visibilità con la professionalità, mentre ovviamente non è il numero di follower che certifica le competenze. Inoltre la professionalità di un divulgatore spesso è dimostrata anche dalla capacità di restare neutrale e rigoroso, anche quando il pubblico dimostra di gradire di meno determinate prese di posizione. Talvolta l’onestà intellettuale può far perdere seguito, soprattutto se si scontra con le tendenze del momento, ma credo che alla lunga resti la via giusta e contribuisca a trasmettere l’immagine di professionisti affidabili.

 

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