L'esterno dello stabilimento Catalent di Anagni, dove erano conservate le dosi del vaccino AstraZeneca (Ansa)

una polemica ingiustificata

Niente giallo ad Anagni

Luciano Capone e Giovanni Rodriquez

Le dosi AstraZeneca non erano affatto “nascoste”. Si trovavano proprio dove dovevano essere

A due giorni dall’articolo con cui la Stampa ha rivelato la presenza di 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca nello stabilimento Catalent di Anagni, si continua a parlare di “dosi nascoste” o “giallo di Anagni”. Ma in realtà al momento, in assenza di nuovi elementi e lasciando da parte speculazioni e insinuazioni, sui lotti stoccati nello stabilimento non c’è alcun mistero. I vaccini non erano “nascosti”, ma conservati esattamente dove dovevano essere. La notizia clamorosa sarebbe stata se, all’opposto, le autorità non li avessero trovati lì. Come sono andate le cose? La Commissione europea, da tempo in conflitto con la casa farmaceutica per il mancato rispetto delle consegne, sabato scorso ha chiesto al governo italiano, così ricostruisce Palazzo Chigi, “di verificare alcuni lotti di vaccini presso lo stabilimento di produzione ad Anagni”.

 

“Il presidente del Consiglio  – scrive Palazzo Chigi – ha informato il ministro della Salute, Roberto Speranza, il quale ha disposto un’ispezione che si è tenuta tra sabato e domenica grazie all’opera dei Carabinieri Nas. Dall’ispezione è risultato che i lotti erano destinati in Belgio. Tutti i lotti in uscita vengono controllati dai Nas”. Sappiamo quindi che queste 29 milioni di dosi effettivamente esistono e sono in Italia. E sappiamo che sono destinate al Belgio, quindi in Unione europea, e non al Regno Unito come ipotizzato. Successivamente AstraZeneca ha fornito informazioni su altri elementi fondamentali: le dosi,  spiega l’azienda anglo-svedese, sono state prodotte in parte fuori dalla Ue (13 milioni) e fuori dall’Ue sono destinate nell’ambito del programma globale Covax (sostenuto dall’Ue).

 

Si trovano nello stabilimento di Anagni per la fase di fill and finish. Una volta infialate e controllate, come già spiegato dal governo, le dosi sono destinate al Belgio. Lì si trova infatti quello che, al momento, è l’unico sito di produzione del vaccino di AstraZeneca sul territorio Ue approvato dall’Ema. Ed è lì che avviene un ulteriore controllo della qualità che precede la spedizione. AstraZeneca ha poi spiegato che, di questi 29 milioni di dosi, 16  sono destinate all’Unione europea con le prime consegne previste già per la fine di marzo e le restanti 13 milioni sono destinate al programma Covax di aiuto per i paesi in via di sviluppo. Nessuna di queste andrà quindi verso l’Inghilterra, come confermato dal governo britannico.

 



Tutto chiaro, se non fosse per le parole del premier Mario Draghi: “I lotti sono stati bloccati, oggi, ne sono partiti due, ma sono stati spediti in Belgio, quindi all’interno dell’Unione europea, alla casa madre AstraZeneca. Dove andranno da lì io non lo so, però intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti”. Ieri, nel corso della videoconferenza dei leader dell’Ue, Draghi ha dichiarato che “i cittadini europei si sentono delusi da AstraZeneca”. È probabile, viste le consegne ridotte, ma di per sé non giustifica i sospetti, sulla destinazione dei circa 30  milioni di dosi ora ad Anagni, perché gli stati e l’Ue hanno il pieno controllo dei movimenti di vaccini attraverso un sistema di autorizzazioni che consente di bloccare l’export. Alcuni giornali, citando fonti europee, hanno riportato il timore che il programma Covax possa essere utilizzato per aggirare il sistema europeo ed esportare verso “paesi ricchi”. Ma i paesi destinatari del programma Covax sono noti da tempo e di paesi ricchi ci sono solo Canada, Nuova Zelanda, Singapore e Corea del sud che, tutte insieme, entro maggio riceveranno complessivamente circa 4 milioni di dosi AstraZeneca. Anche qui nessun mistero, i dati sono pubblici.

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