(foto Ansa)

Cosa abbiamo imparato dal “caso Fluad”. Parla Signorelli

Giovanni Rodriquez

Il presidente nazionale della Società italiana d'Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica ci spiega le affinità (e le divergenze) tra la psicosi di oggi e quella del 2015

I benefici del vaccino contro il Covid di AstraZeneca superano i potenziali rischi, ma uno stop per valutare quali siano questi rischi può essere utile, anche per informare i cittadini sul trattamento al quale si stanno sottoponendo. Ne è convinto Carlo Signorelli, presidente nazionale della Società italiana d’Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (Siti), e tra i promotori di una lettera inviata al British Medical Journal nel gennaio 2015 sul “caso Fluad” e la conseguente epidemia di panico scoppiata in Italia che decretò il flop della vaccinazione contro l’influenza. Tra quel caso e quanto sta accadendo in questi giorni con AstraZeneca ci sono diversi punti in comune ma anche divergenze importanti.

Non ci sono dubbi sul fatto che i benefici di AstraZeneca superino i rischi, dal momento che parliamo di pochi casi di complicazioni segnalate su milioni di dosi somministrate. C’è però una differenza fondamentale: nel caso del Fluad quelle tre morti sospette, peraltro segnalate solo in Italia per un vaccino che si faceva in tutta Europa, sono state ricondotte a situazioni in nessun modo correlate con la vaccinazione. Quindi sicuramente dal punto di vista del panico generatosi quel caso fu un disastro, ma la questione dal punto di vista clinico fu risolta in un tempo brevissimo. Qui, invece, ho l’impressione che ci possa essere una situazione riguardante una rarissima complicazione legata al vaccino. Questo è quello su cui Ema deciderà nei prossimi giorni”, spiega Signorelli. “Il risultato mediatico rispetto al caso Fluad è lo stesso”, aggiunge Signorelli sottolineando però un’altra importante differenza. “Qui abbiamo a che fare con una malattia molto più grave e letale dell’influenza. La sospensione precauzionale è una decisione politica, ma in un momento di incertezza, andando avanti si rischia che emergano molti effetti collaterali non correlati che potrebbero far aumentare sia la confusione che i tempi necessari per avere risposte. Quindi fermarsi un attimo per esaminare tutti i dati disponibili penso possa avere un senso”.

 

C’è poi un altro fenomeno di cui dover tenere conto. “Esiste un effetto per il quale, quando si segnala qualche effetto collaterale per un farmaco o un vaccino, improvvisamente questi si moltiplicano. Si ha un’ipersegnalazione che allunga i tempi della vigilanza, confonde le idee e alimenta l’allarme nella popolazione”, evidenzia il presidente della Siti. Un ruolo chiave viene giocato dalla vaccinovigilanza. “La vaccinovigilanza è importantissima, l’Italia e l’Europa la fanno bene e gli episodi di questi giorni testimoniano che il sistema funziona. E’ necessario indagare per vedere se ci sono possibili complicazioni e quantificare qual è un determinato possibile fattore di rischio. Poi chi non vuol prendersi questo rischio e tenersi quello legato alla possibilità di contrarre la malattia con le relative complicanze è libero di farlo. Nostro dovere è quello di dare tutte le informazioni del caso nel modo più completo”, conclude Signorelli.

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