Foto Ansa: Filippo Venezia

Berlino impone all'Ue cautela. Alla fiducia sul vaccino chi ci pensa?

David Carretta

Da Deauville ad AstraZeneca. Così la Germania trascina l’Ue nelle sue ossessioni (e priorità)

L’Unione europea ha vissuto il suo momento Deauville sui vaccini, quando lunedì Angela Merkel, Emmanuel Macron e Mario Draghi hanno deciso in modo concordato di sospendere la somministrazione di AstraZeneca, nonostante il parere favorevole dell’Agenzia europea per i medicinali su questo vaccino perché i benefici superano i rischi. Deauville fu la passeggiata di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che segnò l’avvio del contagio della crisi del debito sovrano nella zona euro. Il 18 ottobre del 2010 a Lussemburgo l’Eurogruppo e la Bce stavano preparando un secondo salvataggio della Grecia. Quello stesso giorno la cancelliera tedesca e il presidente francese a Deauville annunciarono un accordo politico a due che prese tutti in contropiede: nei futuri salvataggi gli investitori privati avrebbero subìto perdite. Il debito pubblico non poteva essere più considerato sicuro. Gli spread di Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia si misero a salire. Il nervosismo degli investitori si trasformò in panico nel 2011. L’effetto psicologico durò fino al “whatever it takes” del 2012.

 

Oggi, la decisione di sospendere AstraZeneca, contro il parere dei tecnici dell’Ema, rischia di avere un effetto psicologico simile: il contagio prolungato dell’irrazionalità sui vaccini. Quanto tempo ci vorrà per ricostruire la fiducia dei cittadini europei? L’Ema ha annunciato che darà il suo verdetto su AstraZeneca giovedì. E’ altamente improbabile che ritiri l’autorizzazione. Al massimo potrebbe aggiornare l’elenco degli effetti collaterali del vaccino, aggiungendo la possibilità di eventi tromboembolici. La posizione dell’Ema è che “i benefici del vaccino AstraZeneca nel prevenire il Covid-19, con il suo rischio associato di ricovero e morte, superano i rischi degli effetti collaterali”. Ma il danno è fatto: la scelta politica aumenterà la diffidenza della popolazione. La Germania ha una responsabilità tutta sua nel trascinare l’Europa nelle sue ossessioni. Deauville fu il risultato dell’ossessione tedesca per l’azzardo morale, il deficit e l’inflazione (nella primavera del 2011 Trichet si fece convincere ad adottare un’altra decisione disastrosa per la psicologia dei mercati: aumentare i tassi della Bce al primo segnale di inflazione). I timori sull’azzardo morale erano giustificati, ma gli effetti psicologici degli annunci ebbero conseguenze nefaste. L’ex ambasciatore Wolfgang Ischinger ieri ha ricordato da dove nasce l’ossessione sanitaria tedesca. “Un trauma avuto 50 anni fa con il Contergan”, un medicinale che provocò disabilità gravi in migliaia di bambini. Così ora i “tedeschi si fidano delle autorità sanitarie solo se dimostrano test e controlli rigorosi”.

 

Per il ministro tedesco della Salute, Jens Spahn, sospendere AstraZeneca è stato necessario “per mantenere la fiducia nel vaccino”. Se l’euro è la moneta comune la cui sopravvivenza dipende dalla volontà della Germania di farsene garante finanziario, la sanità rimane una competenza strettamente nazionale. I tedeschi in più sono in campagna elettorale e pensano prima ai tedeschi. Accettando di seguire l’assolutismo tedesco sul principio di precauzione, Macron e Draghi hanno alimentato la sfiducia generale. Ci vorrà molto più di un comunicato dell’Ema per convincere gli europei quando saranno convocati per farsi inoculare AstraZeneca. Nemmeno un “whatever it takes” potrebbe bastare a riportare un po’ di razionalità.

 

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