Un Foglio internazionale

Quando il Covid-19 sarà sconfitto

L’evoluzione, il vaccino, gli scenari in una inchiesta di Politico. Due anni basteranno?

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere


 

"I grovigli microscopici di Rna, avvolti da proteine appuntite, si aggrappano alle cellule umane, le usano come base per replicarsi e poi le annientano”, scrive Elizabeth Ralph su Politico: “È un blitzkrieg biologico – un’invasione così rapida e inaspettata che i germi sono liberi di saltare da un organismo all’altro senza problemi. Facciamo un salto nel futuro. Ora quando i nemici pungenti invadono i polmoni, riescono a oltrepassare le cellule umane senza assumerne il controllo. Sono destinati alla distruzione, verranno presto circondati ed eliminati. Nonostante alcuni riescano a scappare attraverso l’aria, affrontano le stesse difficoltà nel loro prossimo obiettivo. Sono rimaste così poche persone da infettare che i germi non hanno nessun luogo in cui replicarsi e in cui sopravvivere. Questa è la fine della pandemia. E questo è il modo in cui potrebbe avvenire negli Stati Uniti. Nel novembre 2021 la maggior parte degli americani avrà ricevuto due dosi di un vaccino che, pur non essendo terribilmente efficace, neutralizza la malattia nella maggior parte dei casi. Nel frattempo, gli americani continuano a indossare le mascherine e a evitare gli assembranti, e i numeri dei contagi calano costantemente dopo una serie di picchi all’inizio dell’anno. A un certo punto, molti più americani avranno sviluppato l’immunità di gregge attraverso l’esposizione al virus e la vaccinazione, che sarà diventata più accessibile, e il Covid non sarà nulla più di una malattia ordinaria”.

 

 

Questo è lo scenario più probabile di come andrà a finire la pandemia ed è basato su undici interviste con dei grandi esperti che ogni giorno pensano all’evoluzione del virus. La produzione e distribuzione del vaccino impiegherà vari mesi, e l’americano medio riceverà la sua dose (o le sue dosi) a metà o al termine del 2021. La fine della pandemia sarà un’evoluzione non una rivoluzione, e il vaccino sarà semplicemente uno strumento in questo processo. Questa analisi contraddice la retorica di Trump secondo cui si tornerà alla normalità non appena verrà messo in commercio il vaccino. “Non credo che la pandemia finirà dall’oggi al domani”, dice la virologa Angela Rasmussen: “Credo che questo processo andrà avanti per molto tempo, potenzialmente anche per anni”. Gli esperti concordano che il virus sarà sotto controllo entro la seconda metà del 2021, e potremmo tornare alla “normalità” entro due anni. “La mia previsione è che questo avverrà nel novembre 2021”, spiega Zeke Emanuel, ex consigliere di Obama e docente alla University of Pennsylvania. “Credo che una volta raggiunta l’immunità di gregge negli Stati Uniti ci sarà un declino inarrestabile della malattia”.

 

Secondo l’epidemiologo della University of Minnesota, Michael Osterholm, una delle più grandi incognite è la durata dell’immunità. Di media quanto dura l’immunità dal contagio e dal vaccino? “Possiamo raggiungere l’immunità di gregge con la vaccinazione e con la diffusione del virus”, spiega Osterholm: “La domanda è: per quanto tempo resteremo immuni?”. L’epidemiologo di Harvard Michael Mina crede che prima o poi le persone si stancheranno del distanziamento sociale e le loro abitudini cambieranno di conseguenza. “Poco a poco la gente inizierà a dire: ‘Beh, sono stato a cena fuori due giorni fa e ora sto bene. Quindi posso andare a questo evento con trenta persone.’”

 

Gli scienziati credono che, data l’emergenza, verrà approvato un vaccino entro la fine dell’anno o all’inizio dell’anno prossimo. “Nella migliore delle ipotesi, dovremmo avere un paio di vaccini che funzionano entro dicembre – dice Landon – Rendere il vaccino disponibile agli americani è un problema diverso e di proporzioni enormi. Le compagnie farmaceutiche devono produrre, distribuire e amministrare circa 660 milioni di dosi vaccinali entro l’anno prossimo perché i vaccini che sono stati sperimentati finora richiedono due dosi per ogni persona”. Per il governo sarà dura assicurarsi che la maggior parte degli americani ricevano due dosi dello stesso vaccino a quattro settimane di distanza, e secondo gli esperti questo non sarà possibile prima di novembre 2021. Immaginate di trovarvi nel 2021 con le vostre due dosi. Quello che succederà dopo dipenderà in larga parte da due fattori: l’efficacia del vaccino e il numero di persone che ne avranno accesso. L’obiettivo è che il vaccino sia efficace e diffuso in quantità sufficienti per garantire l’immunità di gregge alla popolazione. A quel punto, gli americani potranno togliere le mascherine e partecipare agli eventi di massa. Secondo le stime l’immunità di gregge verrà raggiunta nel momento in cui tra il 60 e il 70 per cento della popolazione sarà immune.

 

   

Secondo Paul Offit, direttore del Vaccine Education Center a Philadelphia, per raggiungere questo obiettivo circa due terzi della popolazione dovrebbe essere vaccinata posto che il vaccino riduca la trasmissione del virus del 75 per cento. Anche se imperfetto, lo sviluppo di un vaccino darà un grande aiuto nel contenere la pandemia. “Più ti avvicinerai all’immunità di gregge più lentamente si diffonderà il virus”, sostiene Krammer, secondo cui un’efficacia pari al 50 per cento non sarebbe affatto un brutto risultato. Anche se questa cifra non consentirà di tornare a teatro immediatamente. “Non sono sicuro che la maggior parte delle persone ne abbia contezza”, dice Offit. “Ciò che mi preoccupa è che la gente penserà: ‘Grande. Ho il vaccino. Sono al sicuro. Posso prendere parte ad attività rischiose’. E questo ci farebbe tornare al punto di partenza”.

 

Secondo Landon bisognerà avere molta pazienza con il vaccino. “Devi usare la stessa politica adottata per la mascherina. La legge prevede che tutti debbano indossare la mascherina ma solo alcuni lo fanno. Lo stesso vale per il vaccino. Per questo servirà del tempo per capire se il numero di casi giornalieri e di vittime calerà. I primi risultati si dovrebbero vedere dopo due mesi dall’uso del vaccino: servirà qualche settimana per sviluppare l’immunità e poi dalle quattro alle sei settimane per vederne gli effetti nei dati giornalieri. “Se i contagi diminuiscono – spiega Landon – allora puoi dire: ‘Bene, ora possiamo consentire il ritorno nei ristoranti al chiuso’”. Un’altra questione ancora aperta riguarda la durata dell’immunità dal Covid: alcune vittime si sono contagiate nuovamente, tra cui una persona che si trova in condizioni gravi. “Prima o poi avremo un numero sufficiente di persone con un po’ di immunità, che può provenire dal vaccino o dal virus. E il prossimo contagio aiuterà ad aumentare le vostre difese immunitarie anziché danneggiarle”, spiega Mina. “Mettiamo che una persona abbia 55 anni. Quando ne compirà 60 potrebbe essere stata esposta al virus due o tre volte. E quindi non sarà più così a rischio perché nel frattempo avrà accumulato memoria immunologica”.

 

Krammer prevede che nel lungo termine le persone verranno vaccinate o contagiate da bambini, sviluppando l’immunità attraverso la rivaccinazione o la nuova esposizione al virus. “E quando diventeranno una categoria ad alto rischio, ovvero dai 50 anni in poi… probabilmente il virus non avrà dei sintomi gravi, non sarà nulla più di un raffreddore”. Allo stesso tempo, gli esperti incrociano le dita affinché ci sia un miglioramento nelle terapie in modo da potere curare i pazienti più gravi. Alcuni credono che continueranno a esserci dei morti da Covid, così come continuano a esserci per l’influenza. Ma il numero di morti dipenderà da ciò che la società è disposta ad accettare. Al contrario, molte persone in Giappone indossano la mascherina durante la stagione dell’influenza. “Le nostre rinunce dipendono dal livello di morti e malati che siamo disposti ad accettare”, aggiunge Offit.

 

Può darsi che, dinanzi a questo calcolo, gran parte della società americana deciderà di non seguire il ritorno inesorabile alla “normalità”. Può darsi che le mascherine diventeranno la norma di inverno, quando i coronavirus si diffondono più rapidamente, e le strette di mano verranno abolite per sempre”.  

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

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