Cattivi scienziati

Contro il Covid la prudenza serve

Enrico Bucci

Salgono i contagi: vi sembra inutile la prevenzione? Sbagliate, basta guardare i reparti di terapia intensiva

Cresce ancora la curva dei contagi da coronavirus in Italia: ieri i positivi sono aumentati di 5.372 (giovedì erano stati 4.458 in più). Ventotto i morti (22 giovedì). Oltre 129 mila i tamponi effettuati. In Campania il maggior numero di pazienti in terapia intensiva (63), nel Lazio quello dei ricoverati con sintomi (853). Molto spesso, nei giorni in cui si richiamano all’attenzione i cittadini e le istituzioni per la ripresa dei contagi in Italia, si sentono persone preoccupate o stanche. Queste persone, le quali fanno quanto è in loro potere per seguire le indicazioni sui comportamenti da adottare per limitare la propagazione del virus, appaiono scoraggiate dal fatto che nonostante mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento, l’infezione ha ripreso a propagarsi.

 

Agli inviti alla prudenza rispondono con lo sconforto di chi ha fatto quanto prescritto, e non ne vede gli effetti. Alcuni reagiscono cercando i colpevoli negli altri – puntando il dito contro la movida, per esempio; ma i più, considerando che in ogni caso molti osservano le regole e non si vede effetto e considerando pure che ci sarà sempre chi le regole non le seguirà, cominciano a pensare che sia tutto inutile. Vorrei rassicurare i lettori e gli amministratori che cercano di fare del loro meglio perché le norme siano rispettate: il loro comportamento è già servito e servirà ancora. Per dimostrarlo, è sufficiente guardare ai dati. Se si considerano per esempio il numero giornaliero di ricoverati e l’occupazione delle terapie intensive, i dati di agosto e dell’inizio di settembre mostrano un andamento di crescita esponenziale molto preoccupante: se quell’andamento fosse continuato, ad oggi avremmo circa 600 pazienti in terapia intensiva e oltre 5.000 letti occupati da pazienti Covid-19 negli ospedali, ma soprattutto avremmo superato a metà novembre i 5.000 pazienti in terapia intensiva.

 

Non è successo nulla di tutto questo: a metà settembre, intorno al 16, la tendenza è cambiata e, sebbene la crescita esponenziale continui, essa è di gran lunga più lenta. La proiezione attuale in terapia intensiva, per esempio, non arriva che a una piccola frazione della cifra proiettata ad agosto. È successo che la diminuita mobilità, il molto migliore tracciamento (tamponi aumentati di molto), la maggiore attenzione agli assembramenti e forse anche le mascherine, dopo i richiami alla prudenza iniziati a fine agosto, hanno cambiato il quadro in due settimane. Non tutti siano ligi né tutto funziona alla perfezione, ma la propagazione del virus trova maggior attrito se anche solo una frazione sufficiente della popolazione agisce correttamente e se le istituzioni migliorano diagnostica e tracciamento.

 

Anzi: proprio il fatto che non tutti ancora si comportano correttamente, ma già si sono visti gli effetti di chi invece ha cercato di tutelare sé e gli altri, significa che possiamo migliorare ulteriormente, diminuendo ancora il tasso di attacco del virus e migliorando il nostro futuro, rendendo falso il modello attuale ottenuto per proiezione dai dati, come è accaduto per le precedenti proiezioni di agosto. Come possiamo cambiare ancora in meglio il nostro futuro? Innanzitutto, evitando di prestare orecchio ai fanatici integralisti no mask, e portando la mascherina ogni volta che siamo al chiuso con altre persone o quando siamo all’aperto in presenza di assembramenti. Ricordiamolo: nonostante qualche fanatico ancora si aggrappi all’idea che la mascherina sarebbe inutile perché il virus è molto più piccolo dei fori della mascherina, il grosso delle goccioline di saliva che contengono il virus in realtà è arrestato dal tessuto; e del resto non si capisce come mai quegli stessi oppositori temono che il virus passi, ma invece asseriscono che la mascherina tratterrebbe le ben più piccole molecole di anidride carbonica.

 

Dunque, portiamo noi la mascherina e facciamola portare a tutti i nostri amici e ai nostri cari, quando è necessario. Evitiamo poi tutti gli assembramenti che possiamo, ricordando che in inverno è più difficile perché tendiamo a radunarci al chiuso, e laviamoci le mani di continuo. Infine, dobbiamo pretendere dalle istituzioni, soprattutto in quelle regioni ove il rapporto tra tamponi e casi positivi è ampiamente insufficiente, come in Campania e in altre regioni del sud, che la diagnostica sia migliorata aumentando di gran lunga il numero di test, in modo da tornare a percentuali di positivi sulle persone testate che siano in linea con le raccomandazioni Oms. Voglio ripeterlo, ove non fosse chiaro: migliorando la nostra adesione alle misure elencate e diminuendo la mobilità non necessaria, abbiamo evitato migliaia di ricoveri in terapia intensiva che si sarebbero verificati – anche solo a inizio novembre. Avanti così, dunque, e miglioriamo laddove possiamo.

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