La statua all'Holodomor Memorial di Kyiv, Ucraina (foto di Chris McGrath/Getty Images) 

una storia dimenticata

La mozione di FdI: “L'Italia riconosca l'Holodomor come genocidio degli ucraini”

Luciano Capone

“È chiaro che c’è una connotazione politica legata all’attualità. Ma non si tratta di un’operazione di parte: l’obiettivo è avere il avere consenso unanime del Parlamento”, dice Giangiacomo Calovini, capogruppo in commissione Esteri alla Camera di FdI

Domani si commemora il novantesimo anniversario dell’Holodomor, lo “sterminio per fame” attuato dall’Unione Sovietica  all’inizio degli anni Trenta in Ucraina per piegare la resistenza dei contadini  alla collettivizzazione e liquidare l’élite nazionale ucraina. In Germania, in occasione di questa giornata del ricordo che cade l’ultimo sabato di novembre, è stata depositata al Bundestag una risoluzione per il riconoscimento di quella carestia prodotta da Stalin come genocidio. Il testo è stato presentato congiuntamente da Spd, Verdi, Fdp e Cdu/Csu – quindi dalle forze di maggioranza e dall’opposizione (escluse l’estrema sinistra e l’estrema destra): il testo, che riconosce la morte di 4 milioni di persone in Ucraina come un “genocidio”, afferma che l’Holodomor entra “nell’elenco dei crimini disumani commessi dai sistemi totalitari, nel corso dei quali milioni di vite sono state spazzate via in Europa, soprattutto nella prima metà del XX secolo” e pertanto è “parte della nostra storia comune di europei”.

  
“Nell’Holodomor, milioni di ucraini morirono di fame sistematica” ha twittato il ministro degli esteri verde Annalena Baerbock, rivolgendosi al suo omologo Dmytro Kuleba: “Grazie per averci spinto a chiamare questo crimine con il suo nome attuale: genocidio. Grazie a tutti coloro che hanno spinto questo in avanti nel Bundestag tedesco”. L’Ucraina indipendente e post-sovietica ha condotto per anni una campagna di sensibilizzazione per far riconoscere l’Holodomor come genocidio dai parlamenti nel mondo, che ha ottenuto, per ovvi motivi, un impulso dopo l’invasione della Russia di Putin lo scorso febbraio. Proprio in questi giorni i parlamenti di Irlanda, Romania e Moldova hanno riconosciuto la Grande carestia del 1932-33 come un genocidio.

   

   

  
E il prossimo paese, insieme alla Germania, potrebbe essere l’Italia. Sul Foglio avevamo lanciato un appello affinché il nostro Parlamento riconoscesse quel genocidio per il novantesimo anniversario dell’Holodomor, che è stato raccolto da Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, infatti, ha preparato una mozione che verrà presentata martedì insieme all’ambasciatore ucraino in Italia per il riconoscimento “dell’Holodomor come genocidio” in quanto “elemento fondamentale dell’identità nazionale ucraina dopo lo scioglimento dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, un’identità basata sulla sofferenza e che ha perciò respinto possibili derive oppressive e favorito l’affermarsi dei valori dello Stato di Diritto, della democrazia e dell’aspirazione ad entrare a far parte dell’Unione europea”.

 

Il Pd aveva presentato pochi mesi fa una mozione analoga, che però è decaduta con la fine della legislatura. Dovrebbero quindi esserci margini per una convergenza trasversale tra partiti di maggioranza e opposizione, come accaduto in Germania. “E’ chiaro che c’è una connotazione politica legata all’attualità, perché c’è maggiore attenzione a una pagina della storia purtroppo dimenticata – dice al Foglio Giangiacomo Calovini, capogruppo in commissione Esteri alla Camera di FdI –. Ma non si tratta di un’operazione di parte: l’obiettivo della mozione è avere il avere consenso unanime del Parlamento”.

  
Anche Papa Francesco, in una lettera al popolo ucraino pubblicata sull’Osservatore romano che parla delle sofferenze della guerra, ha definito quella carestia “il terribile genocidio dell’Holodomor”. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali