Roma Capoccia

D'Amato pro Bonaccini, Zingaretti pro Schlein. E tutti uniti per le regionali

Marianna Rizzini

Candidati e sostenitori sono divisi sulla segreteria del Partito democratico. Ma sul voto in Lazio e Lombardia hanno proposto due iniziative tutti insieme venerdì 10 a Roma e Milano. Un Pd indeciso

Camminavano a fianco, come un sol uomo, Nicola Zingaretti, l’ex governatore dem e demiurgo del “campo largo” alla regione, e Alessio D’Amato, candidato governatore per il Pd e per il Terzo Polo, senza il M5s (per volontà del M5s, nonostante gli sforzi profusi dal Pd per trovare un accordo elettorale). E però adesso, al momento di schierarsi per il congresso, l’ex governatore, come previsto, ha ufficialmente lanciato il suo endorsement per Elly Schlein: “Solo lei ha il coraggio di cambiare”, ha detto Zingaretti: “La mia denuncia, dopo le dimissioni, non era uno scatto di nervi, era un grido d’allarme. E purtroppo quanto accaduto, anche dopo il 25 settembre, dimostra che il gruppo dirigente del Pd non ha avuto il coraggio di dare una risposta alla crisi del partito”.

 

“Costruire il cambiamento” con la giovane neodeputata, è dunque il mantra zingarettiano, e in molti si sono stupiti nel sentire invece il candidato D’Amato, alla vigilia del voto, spendere parole ufficiali (ad Agorà, su Rai3) per il governatore emiliano: “Voterò Bonaccini. La fase congressuale è troppo lunga, e probabilmente queste regole vanno riviste. Credo che il Pd debba mettere al centro i temi del lavoro, dello sviluppo e dei giovani. Sono queste le questioni fondamentali”.

 

C’è chi, nella dichiarazione di D’Amato, ha visto anche un proiettarsi oltre il giorno del voto – giorno difficile, nei pronostici, per il centrosinistra, e chi invece sottolinea la comunanza di vedute tra amministratori (Bonaccini come governatore in Emilia; D’Amato come assessore alla Sanità negli anni duri del Covid). Intanto dal Terzo Polo Carlo Calenda, che come si è detto sostiene D’Amato, lancia una boutade che non è solo boutade: “Fa bene D’Amato a strizzare l’occhio ai voti M5s”. Al di là e oltre il congresso, infatti, sono giorni in cui, anche sul piano locale, è la questione del rapporto con il M5s a proiettarsi sul livello di maggiore o minore malleabilità dei candidati e dei loro grandi elettori verso gli ex alleati.

 

Intanto però ieri, per sostenere D’Amato nel Lazio (e Pierfrancesco Majorino in Lombardia), tutti i concorrenti alla segreteria del Pd, su proposta del candidato Gianni Cuperlo, hanno deciso di sospendere la battaglia interna per un giorno: “Enrico Letta, Stefano Bonaccini, Paola De Micheli, Elly Schlein, perché non proponiamo a Majorino e D’Amato di fare tutti assieme due iniziative venerdì 10 a Roma e Milano? In fondo le elezioni di Lombardia e Lazio vengono prima di tutto il resto. Che ne dite?”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.