(Foto Ansa)

Roma capoccia

“Il degrado di Roma riguarda l'Italia intera” ci dice il prof. Carandini

Gianluca De Rosa

“La capitale è in  condizioni da Medioevo e la sua crisi dovrebbe preoccupare le istituzioni della Repubblica. Ci vuole un piano strategico. Una sensibilizzazione. Questa città è il simbolo della nazione”. Intervista al professore emerito di Archeologia classica all’università La Sapienza

Far risorgere Roma dopo un lungo degrado, che riguarda la vita pratica quanto quella culturale, è una sfida pari a un resuscitare. Serve una buona amministrazione, un potere commissariale straordinario – e fin qui ci siamo – ma soprattutto uno stato che oltre a fare uso della capitale, la riconosca e la ami in quanto tale, sostenendola in primo luogo nella sua emergenza più vistosa, quella dei rifiuti”. Andrea Carandini, professore emerito di Archeologia classica all’università La Sapienza non ha dubbi: il prestigio di Roma è una questione nazionale. E, dunque, anche salvare la città dalla spazzatura nella quale sta affogando è un problema dello stato. “L’Urbe invece di esportare il ricordo delle civiltà trascorse, che stanno alla base delle peculiarità dell’Occidente, esporta in varie regioni italiane e in diversi paesi europei – a costo altissimo – le sue vili immondizie”, dice il professore. “E’ una vergogna che porta Roma ciclicamente sull’orlo del collasso, facendo crollare anche il suo prestigio”. Carandini approva la scelta del sindaco Roberto Gualtieri di realizzare un nuovo termovalorizzatore, ma si rende anche conto che ci vorrà tempo. “Purtroppo – dice – classi dirigenti di basso livello ci hanno portato a una situazione da alto Medioevo: una decadenza durata sei secoli. Ma se a ogni nuovo disastro ci strappiamo le vesti e ci deprimiamo non usciamo più dal pantano. La scelta risoluta di Gualtieri è una realistica prima soluzione, se durante la sua costruzione si procederà, con altrettanta risolutezza, alla riduzione della produzione dei rifiuti e alla differenziata, ché riciclare è meglio di bruciare”.
 

Negli ultimi quindici anni a Roma si sono alternati quattro sindaci. Ciononostante, la città ha continuato una lunga e incessante discesa. Roma è la Capitale di Italia, eppure sembra che il suo degrado non interessi alla politica che non ha mai dotato la città di un ordinamento adeguato a una capitale europea. Carandini – insieme a Paolo Carafa, cattedratico di Archeologia classica alla Sapienza – è stato incaricato dalla commissione stato-comune per il centro monumentale di delineare  un Museo della città che possa essere il portale per la conoscenza di Roma antica. “Il centro monumentale riprogettato, il nuovo Museo di Roma e il Colosseo – con il suo giusto e tecnologico pavimento che potrà accogliere di notte spettacoli multimediali – dovranno operare a contatto di gomito, in modo che il turista torni a casa con qualcosa di più in zucca di un selfie”, dice.  “E’ questo un momento favorevole, da cogliere, nel segno di una cooperazione tra Comune e Stato, che deve riguardare i maggiori settori della vita civica”. Eppure anche sulla cultura l’archeologo percepisce il troppo disinteresse della politica per la capitale. “Di recente – racconta – ho riproposto l’idea di un Museo delle città italiane al Palazzo della Panetteria, ma Governo e Presidenza della Repubblica hanno ancora una volta taciuto. Capisco: il Covid, la guerra, la siccità… Tuttavia senza un Piano strategico concordato tra comune e Stato, tanto sulla vita pratica che su quella culturale, non vi sarà mai rinascita”. 
 

Più in generale, il professore riconosce l’urgenza di dotare Roma di un assetto giuridico adeguato, ma sostiene che dietro i problemi ci sia altro. “E’ una città dove una borghesia produttiva e un ceto medio propulsivo mai hanno albergato. Popolino, preti, aristocratici, burocrati e generone non rappresentano una gran premessa”, dice. “I giovani di oggi devono capire invece che Roma, già capitale di un impero tra la Mesopotamia e l’Atlantico, il Fezzan e l’Inghilterra e di una religione universale come quella Cattolica non può essere soltanto una flaccida sede delle istituzioni. Servono proposte perché gli italiani riconoscano questa città come propria capitale, preoccupandosi per lei e non solo prendendola in affitto. Vi è poi la missione universale oltre a quella religiosa: raccontare al globo in cosa è consistito il fondamento della civiltà occidentale. Potremmo affascinare l’intero mondo – tramite storia, archivi (tralasciatissimi) e monumenti – spiegando che non può esservi giustizia senza liberta e che gli imperi territoriali sono loro una vetusta soluzione”. E chissà se Carandini si riferisce a quanto sta accandendo in Ucraina. “Meno male – aggiunge – che l’Impero romano cadde, dando molto dopo origine alle istituzioni liberal-democratiche, di cui intendiamo il profondo valore, per cui respingiamo ogni passatista nostalgia. Basta col narcisismo, ma anche con l’autolesionismo!”.

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