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roma capoccia - spina di borgo

Il pasticcio della Via crucis al Colosseo si sarebbe potuto evitare con una telefonata

Matteo Matzuzzi

L'Ucraina protesta sulla Via crucis condivisa con i russi. La mediazione del Vaticano si complica

Dopo l’incidente diplomatico sulla XIII stazione della Via crucis al Colosseo (gli ucraini, come noto, non ne vogliono sapere di stare sotto la stessa croce dei russi), si complica anche la possibile – ma sempre più remota – opera di mediazione della Santa Sede. In particolare, si allontana l’ipotesi che il Papa parta per Kyiv. Non se l’aspettavano, oltretevere, una reazione del genere e per di più pubblica, con tanto di tweet dell’ambasciatore accreditato. E non si aspettavano nemmeno che l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, definisse “offensivi” i testi della meditazione preparata. A sorpresa, il nunzio in a Kyiv, mons. Visvaldas Kulbokas, anziché gettare acqua sul fuoco ha detto di comprendere le argomentazioni degli ucraini, auspicando che il Vaticano faccia qualcosa per evitare che la frattura s’allarghi. Il gesto del Papa non aveva alcunché di politico (è sufficiente leggere il testo della meditazione), ma di certo è mancato qualcosa in questa vicenda che ha ormai già rovinato il Venerdì santo con la suggestiva Via crucis notturna al Colosseo. Forse, prima di mandare in stampa il libretto, sarebbe servita una telefonata preventiva a Kyiv. Niente di più.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.