Foto LaPresse di Giordan Ambrico 

Roma Capoccia - Spina di borgo

Vescovi cercansi

Matteo Matzuzzi

Tra dossier spinosi e seminari vuoti, sono pochi quelli che vogliono mettersi lo zucchetto in testa

Ma chi lo vuol fare il vescovo, oggi? Dio ce ne scampi. Sedi sempre più vacanti, presuli molto in là con l’età pensionabile, periodi di interregno che si prolungano. Si prenda Torino: l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha 77 anni (due in più rispetto la soglia canonica in cui si presenta la lettera di dimissioni per raggiunti limiti d’età), il Papa gli ha concesso un biennio di proroga abbondantemente scaduto. Ogni settimana, lingue biforcute e spifferi di Palazzo suggeriscono che l’avvicendamento è imminente, sciorinando una lista di tre-quattro-cinque-sei candidati alla cattedra. Imminente da ottobre.

Sono passati quattro mesi e Nosiglia, che amministra anche Susa, è sempre lì. Domanda: fa bene a una diocesi andare avanti sapendo che il vescovo potrebbe cambiare da un momento all’altro, essendo in proroga “scaduta”? Quanto può essere incisiva l’azione del pastore mentre in parrocchia e nei salotti clericali si scommette sul prescelto del Papa? Il problema, e a quanto pare è il caso di Torino, i candidati fanno fatica a palesarsi. Una volta lo zucchetto violaceo era ambito, oggi non sono in pochi quelli che lo temono: tra un dossier e un seminario vuoto, fare il vescovo è una croce.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.