RomaCapoccia

Le opere incompiute di Virginia Raggi

Gianluca De Rosa

Breve elenco di fuffa a 5 stelle che sarà ereditata dal prossimo (povero)  sindaco

In Campidoglio ne sono molto fieri. La cosa strana però è che il piano programmatico viene presentato a fine mandato. In fondo, Virginia Raggi si ricandida. Se dovesse vincere, le cose da fare sono già scritte. Ben ordinate nero su bianco. Cinque anni per stilare, in tanti piccoli pacchetti, un bel programma elettorale.  Se l’amministrazione grillina non ha lasciato nuove opere alla città e neppure importanti cantieri aperti, non c’è dubbio che abbia invece offerto in abbondanza piani strategici, elenchi di buone intenzioni, libri dei sogni. Una repubblica del rendering. D’altronde in tanti hanno accusata la prima cittadina di non avere una visione e così la sindaca più che amministratrice s’è fatta visionaria, quasi veggente.

 

L’ultima novità, dicevamo, è arrivata mercoledì mattina quando insieme al presidente della Camera di commercio Lorenzo Tagliavanti e agli assessori al Commercio e all’Urbanistica, Andrea Coia e Luca Montuori, ha presentato il piano Agrifood 2030. “C’è costato quasi due anni di lavoro, ma ora abbiamo obiettivi di breve, medio e lungo termine”, ha detto. Agrifood 2030 è solo l’ultima invenzione. Due anni fa fu la volta del Pums, acronimo per piano urbano della mobilità sostenibile, che prometteva di trasformare in dieci anni la Capitale con centinaia di chilometri di metropolitane e tram ovunque. Da allora però quasi nulla è stato fatto: manca ancora il progetto per la tratta Venezia-Clodio della metro C e, ad eccezione delle dichiarazioni, sulla metro D non esiste niente. Anche sui rifiuti il piano, in questo caso è quello industriale di Ama, è arrivato a fine mandato. Dopo anni d’inerzia e liti sui bilanci ci sono gli impianti da costruire. Li farà, se vorrà la prossima amministrazione. Stesso discorso per la riqualificazione del complesso di San Lorenzo dove alla fine del 2018 fu lasciata morire la 16enne Desirée Mariottini. La sindaca promise di espropriare l’area ai privati per un grande progetto pubblico di cui oggi non c’è nulla di più che il rendering sulla sua pagina Facebook. Su Agrifood comunque c’è grande fiducia. Il piano – che prima di tutto rivendica l’orgoglio di Roma “comune agricolo più grande d’Europa, più una constatazione che un progetto – prevede anche alcune idee interessanti inserite in una sorta di tabella operativa: dall’incremento della fornitura di prodotti locali nelle mense scolastiche capitoline alla semplificazione delle procedure autorizzative per le aziende. Trasformarle in realtà toccherà alla prossima amministrazione. 

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