Foto LaPresse/Giulio Napolitano

"Il candidato spetta a noi: Gallitelli o Gasparri. Pirozzi mai". Parla Fazzone

Valerio Valentini

Il coordinatore laziale di Forza Italia avverte Salvini: “Se non sta ai patti, la coalizione salta anche in Lombardia”

Roma. Mancano pochi minuti, prima che Sergio Pirozzi ufficializzi la sua candidatura alle regionali del 2018, in un anonimo centro congressi sulla Portuense. Ma Claudio Fazzone, coordinatore laziale di Forza Italia, è ancora comodamente seduto nel suo ufficio a Palazzo Madama. Non andrà. Non è andato neppure alla presentazione del libro del sindaco di Amatrice, a fine ottobre. “Un trambusto incredibile per quell’incontro con trenta persone. Se la convocassi io, una conferenza stampa, ne verrebbero almeno trentamila”. Si capisce subito che non ha voglia di vaghezze, il senatore azzurro, cinquantaseienne originario di Fondi, in provincia di Latina. La premessa, d’ordinanza, suona quasi come un dazio pagato controvoglia, per poi venire al sodo: “Io, per carità, Pirozzi lo rispetto pure. Non lo conosco, ma so quanto ha fatto per Amatrice, so quanto lui e la sua gente hanno sofferto”.

  

Ma c’è un “però”?

E certo che c’è. Lasciatevelo dire da uno che è stato presidente del consiglio regionale in Lazio per cinque anni: tu non puoi pensare che siccome hai fatto il sindaco di 2.500 abitanti, puoi improvvisarti dall’oggi al domani governatore di una delle regioni più importanti d’Italia. E poi...

  

E poi?

E poi, insomma: utilizzare la vetrina del terremoto per farsi invitare da giornali e televisioni, scrivere un libro in quattro e quattr’otto, e pensare così di entrare in politica, nella politica vera, ritengo che sia una scorrettezza istituzionale, un’offesa ai cittadini.

   

Ma il problema è Pirozzi? O anche il metodo con cui è maturata la sua candidatura?

Anche sul metodo c’è molto da dire. Le fughe in avanti in politica non vanno mai bene. Il candidato unitario del centrodestra in Lazio va scelto insieme a quelli delle altre regioni trovando un accordo con con gli alleati.

   

Un accordo che tenga conto anche degli interessi di Forza Italia.

Certo. Noi siamo stati chiari sin dall’inizio. In Sicilia abbiamo sostenuto Nello Musumeci, nonostante non fosse stato proposto da noi. Da quando esiste Forza Italia non abbiamo mai espresso un nostro candidato governatore. Stavolta ci spetta, e anche Silvio Berlusconi ne è convinto.

  

Ma a Salvini piace Pirozzi. O no?

Salvini deve sapere che se la Lega romperà il patto in Lazio, a quel punto Forza Italia si sentirà libera di prendere le sue decisioni anche in Lombardia e in Friuli. La coalizione o c’è sempre, o non c’è mai. Se poi Salvini sfrutta Pirozzi per poter mettere un piede nel Lazio, si ricordi che Maroni governa la Lombardia perché noi lo abbiamo sostenuto.

  

C’è chi specula su Pirozzi, insomma?

A speculare sono soprattutto Storace e Alemanno, che sperano così di rientrare in gioco. Più volte candidati e più volte eletti a cariche importanti, proprio grazie al nostro supporto. Senza contare che poi spesso loro combinavano i guai, e Forza Italia ne pagava le conseguenze maggiori.

  

Storace ci ha detto che appena Berlusconi vedrà un sondaggio su Pirozzi, si convincerà.

E da quando Storace guarda i sondaggi? Forse s’è scordato che quando lo candidammo, nel 2000, il centrosinistra di Piero Badaloni partiva con 18 punti di vantaggio.

  

E dunque come se ne esce?

Nei prossimi venti giorni è previsto un tavolo nazionale con Lega e Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda il Lazio, saremo noi a proporre un nome, o una rosa di nomi, ai nostri alleati.

  

E che nome farete?

Quello di una persona che conosce la macchina, che abbia esperienza e capacità, e non solo una bella immagine.

  

Non ci ha detto il nome.

A me piace l’idea di Leonardo Gallitelli.

  

L’ex generale dei carabinieri, ora all’ufficio antidoping del Coni?

Lui. Ma anche Maurizio Gasparri sarebbe una buona soluzione. O, eventualmente, se Fratelli d’Italia proponesse Fabio Rampelli, potremmo anche concederglielo.

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