“Il nome per le regionali è Pirozzi. Meloni? Meglio Salvini”. Parla Storace
Il sindaco di Amatrice annuncia la sua candidatura, mentre l’ex presidente del Lazio difende Zingaretti dai pm e dice che la sfida regionale è solo con il Pd, e boccia Fdi
"Sulla spinta della gente comune e dei sindaci ho deciso di candidarmi alla guida della Regione Lazio con una lista civica aperta a tutti, perché sono convinto che l'Italia deve essere rappresentata dai sindaci". Lo ha dichiarato Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, a "Settegiorni" la trasmissione di Rai Parlamento condotta da Susanna Petruni che andrà in onda sabato mattina alle 7 su Rai Uno.
Roma. “E’ che ci stanno più sedie che culi, come al solito, ma qua nessuno se ne rende conto”. A giudicarlo con gli occhi di Francesco Storace, lo stallo del centrodestra laziale in vista delle prossime regionali è tutto qui. E’ così che l’ex ministro ed ex governatore spiega i veti incrociati che finora hanno bloccato la candidatura di Sergio Pirozzi. “Per il momento, quello che frena è l’incognita del Rosatellum”.
In che senso, Storace?
“Diceva Almirante: l’idealista ha l’idea fissa della lista”.
Continua a essere un po’ criptico.
“Diciamo che tutti quelli che fanno obiezioni di ogni genere quando si parla della Regione, in realtà chiedono solo la garanzia di un posto sicuro al Parlamento”.
Paura infondata?
“E certo. Qua in Lazio, come sempre accade, ci sono talmente tante opportunità per i candidati della destra”.
E allora cosa temono?
“Bella domanda. Anche in Sicilia, fui io tra i primi a proporre Musumeci. E sapevo che sarebbe andata bene. D’altronde Nello è un uomo libero, presentabilissimo, che sa reggere la pressione e che sa emozionare la gente”.
Parla di Musumeci, o di Pirozzi?
“E’ nota la mia simpatia per lui”.
Solo simpatia?
“Fermiamoci qui, sennò finisce che lo danneggio. Aggiungo solo due cose. Innanzitutto, mi stupisco del fatto che qualcuno pensi che un uomo di apparato, per quanto prestigioso, possa trascinare alle urne masse di persone, in un clima di generale disaffezione alla politica”.
E la seconda cosa?
“Semplice: è assurdo pensare che Pirozzi, per ottenere la candidatura, debba prima mettersi a trattare con chissà chi per promettere chissà cosa".
Ma Berlusconi che dice?
“Berlusconi è una persona intelligente: era dubbioso su Musumeci, e si è convinto. Si convincerà anche su Pirozzi”.
Cosa serve per persuaderlo, allora?
“Un sondaggio”.
Prego?
“Basterà sottoporgli uno qualunque dei sondaggi che cominciano a circolare, in cui si dimostra che se c’è Pirozzi non ce n’è per nessuno. A quel punto anche lui accetterà”.
Poi Pirozzi se la dovrà vedere con Roberta Lombardi e Nicola Zingaretti.
“Io dico che se la dovrà vedere soprattutto con Zingaretti. Prevedo una sfida a due, coi grillini terzi”.
Sicuro?
“Sì. Si voterà nello stesso giorno per le regionali e per le politiche. E il Rosatellum agevola le coalizioni a discapito dei partiti che corrono da soli. Pertanto, prevede un effetto di traino che premierà, anche nella sfida in Lazio, i due poli tradizionali”.
E lei farà parte di uno di questi?
“Non lo so. Ancora devo capire se faccio parte della coalizione di centrodestra”.
L’attuale governatore non se la passa bene.
“Non commento l’inchiesta che lo ha coinvolto. Spero però che se lo devono archiviare, lo facciano subito, perché in campagna elettorale voglio parlare di sanità, non di giustizia. Del resto, il reato che gli viene imputato è politicamente irrilevante”.
Mica è vero: l’ipotesi è di falsa testimonianza.
“Appunto: per quello Zingaretti dovrebbe essere processato ogni giorno. E’ un mentitore seriale”.
Passiamo a Ostia…
“Già sto a sbadiglià”.
Proviamo a vivacizzare, allora. Cosa dovrebbe farne Monica Picca, dei voti di CasaPound?
“Dice che si rivolge agli elettori, non ai partiti. Che consigli volete che le dia? Ci vedo un po’ di presunzione in questo suo atteggiamento, ma se crede di essere così carismatica, faccia pure”.
Quanto contano, in questa sua freddezza per la candidata di Fratelli d’Italia, le ruggini con Giorgia Meloni?
“Io non capisco perché la Meloni ce l’abbia tanto con me. Ai tempi delle amministrative romane, temeva, anche giustamente, che volessi candidarmi a sindaco, e mi isolò. Ma ora?”.
Ecco, ora?
“Forse teme che la mia presenza metterebbe in dubbio la sua leadership nella destra: ma non è affatto così. Mille volte più coraggioso Salvini, a ‘sto punto”.
Ecco, che ci dice di questa sintonia col segretario della Lega?
“Si votasse domani, voterei per lui senza alcun dubbio. Lo stimo. Il suo, e non certo quello della Meloni, è l’unico progetto che mira a costruire una grande destra unitaria, popolare e sovranista”.
E se le chiedesse una mano?
“Io non mi metto sul mercato, non cerco accordi sottobanco”.
Ma se le chiedesse una mano per strutturare il suo movimento in Lazio?
“Gliela darei. Ma senza chiedergli nulla in cambio. Ne ha già tanti, di questuanti, intorno”.
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