Sergio Pirozzi (foto LaPresse)

Pirozzi anche no

Marianna Rizzini

"Si faccia una domanda e si dia una risposta: ce la posso fare?”. Gasparri sul possibile candidato di Salvini alla regione. Intanto il sindaco di Amatrice fa un passo indietro

Roma. “Sergio Pirozzi? Lo dico con il massimo rispetto per il sindaco di Amatrice, ma prima di candidarsi uno dovrebbe farsi una domanda e darsi una risposta: ce la posso fare? Non tanto a vincere, quanto poi a occuparsi di quello di cui ci si deve occupare. Sa, io non sono per l’improvvisazione in politica”. E’ il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che parla, nel giorno in cui, a proposito delle possibili candidature di un centrodestra ancora diviso sulla via delle elezioni regionali, è ricomparso sul Messaggero, sotto la dicitura “nome cui guarda Matteo Salvini”, il nome di Sergio Pirozzi, che il Foglio indicò come candidato del centrodestra già a luglio. L’uomo simbolo dei comuni terremotati e autore di un libro-manifesto (“La scossa dello scarpone. Anatomia di una passione sociale”).

 

Un nome cui non si può dire no?

“Veramente per me in politica vale la regola calcistica per cui un tifoso della Roma, per quanto affezionato, non possa certo mettersi a giocare contro il Chelsea. La politica ha bisogno di esperienza”.

 

Le elezioni nel Lazio si avvicinano, la sinistra e i Cinque stelle si sono già espressi, il centrodestra nicchia.

“C’è tempo, probabilmente ci sarà l’election day, il contesto non è ancora chiaro. Dopodiché ricordo che il centrodestra, in passato, ha vinto varie tornate elettorali. Regione, provincia, comune: Storace, Moffa, Alemanno. Non certo dei nuovi venuti, e però nessuno di loro ha rivinto. Questa riflessione dovrebbe precedere l’invenzione di nuove leadership e dovrebbe sconsigliare l’improvvisazione. Abbiamo visto Pirozzi all’opera con efficacia e passione nel post-terremoto, ma il candidato presidente della Regione deve prima di tutto domandarsi: ce la posso fare a occuparmi di ospedali e trasporti? E noi domandiamoci: siamo sicuri che il nuovo che avanza sia sempre la risposta?

 

Ma il nome di Pirozzi è in linea con la ricerca di nomi “di società civile”. Ha anche scritto un libro che parla al territorio.

“Di fiere del libro che ne sono tante, però per fare il presidente della Regione, ripeto, bisogna mettersi davanti allo specchio e dirsi: sarò all’altezza di gestire la questione Cotral? E devi farti la domanda prima di vincere, perché il giorno dopo la vittoria ci sei solo tu con i problemi da risolvere. In Italia spesso si fanno passi troppo grandi per le proprie gambe, vedi anche Matteo Renzi. E io guardo al 2018, ma pure al 2023: la destra unita può vincere, ma dovrebbe anche avere un nome con cui rivincere”.

 

Se non Pirozzi, chi?

“Fabio Rampelli ha molta esperienza alle spalle, come pure, nel loro campo, Paolo Barelli e Luisa Todini. Ma io dico: perché non Giorgia Meloni? Anche se so che ha altre legittime ambizioni”. Il Campidoglio?

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.