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Il cinema e l'occupazione (non) sostenibile del suolo di Roma

Nathalie Naim

A Testaccio, dalle autorizzazioni del dipartimento Cultura del Comune si evince che sono stati occupati più di 1.000 mq. A Monti 2.000 mq. Ciò che lascia sbalorditi è sapere che non è dovuto al Comune alcun pagamento

In questi giorni interi quadranti di Testaccio e Monti sono stati occupati per delle riprese cinematografiche con macchinari, camion, generatori e ovviamente il set. In tutte le vie interessate, già molto carenti di parcheggi, alle quali per accedere i residenti devono pagare tasse salate, sono stati apposti cartelli di divieto di sosta e rimozione forzata. In alcune vie molto trafficate è stata ridotta di metà la carreggiata.

 

A Testaccio, dalle autorizzazioni del dipartimento Cultura del Comune acquisite dalla consigliera del Municipio 1 Claudia Santoloce, si evince che sono stati occupati più di 1.000 mq. A Monti, dalle autorizzazioni acquisite dalla sottoscritta, si evince che sono stati concessi 2.000 mq, ossia una quindicina di vie, per tre giorni. Ciò che lascia sbalorditi è leggere in entrambi i casi che non è dovuto al Comune (o al Municipio) alcun pagamento per l’occupazione del suolo pubblico, e questo in virtù delle disposizioni della deliberazione n 44 del 2004.

 

Nessuno ha nulla contro il cinema, anzi. Il problema è la modalità invasiva. Sarebbe opportuno modificare la deliberazione, prevedendo un’occupazione sostenibile, il deposito di una somma a garanzia di eventuali danni, e soprattutto che nei luoghi in cui vengono svolte le riprese vengano fatte delle opere a spese della produzione quali ad esempio il rifacimento della segnaletica stradale e dell’arredo urbano, della pavimentazione, la piantumazione di alberi dove mancano.

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