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Sette anni di concorso per assumere trecento vigili

Marco Sarti

Dopo un’incredibile serie di ritardi, il concorso pubblico sta finalmente per volgere al termine. In questi giorni i candidati sono impegnati con le prove orali. Entro l’autunno dovrebbe essere stilata la graduatoria finale

Ci sono voluti sette anni, cinque commissioni d’esame, tre diversi sindaci. Ma se non ci saranno altri colpi di scena, tra qualche mese il Campidoglio potrà finalmente arruolare altri 300 vigili. Dopo un’incredibile serie di ritardi, il concorso pubblico sta finalmente per volgere al termine. In questi giorni i candidati sono impegnati con le prove orali. Entro l’autunno dovrebbe essere stilata la graduatoria finale.

 

E’ una selezione necessaria. Oggi nella capitale operano circa 5.800 vigili a fronte di un organico previsto di 8.450 unità. Proprio per ovviare a questa situazione, nel lontano 2010 l’amministrazione capitolina ha deciso di indire un bando per selezionare 300 istruttori della municipale. Più che una selezione pubblica, un pezzo di storia contemporanea.

 

Quando inizia questa vicenda il sindaco è Gianni Alemanno. I primi intoppi arrivano presto: dopo i test attitudinali è in programma la prova scritta. Ma la convocazione per il compito arriva a dicembre 2012, ben due anni dopo la pubblicazione del bando. I concorrenti sono circa 2.700, in 2.200 passano all’orale. Qualcosa va storto. La procura di Roma ipotizza alcune irregolarità, costringendo il Campidoglio a revocare la commissione.

 

Nel frattempo il sindaco è cambiato, in Campidoglio arriva Ignazio Marino. La selezione pubblica si tinge di giallo. Il primo cittadino solleva dubbi sulle buste usate per la prova scritta. Il materiale scelto non sarebbe in grado di proteggere l’anonimato, lasciando intravedere in controluce il nome dei concorrenti. La vicenda inizia a diventare paradossale. L’amministrazione nomina tre commissioni d’esame. Uno dopo l’altro, però, i rispettivi presidenti preferiscono dimettersi. Si arriva alla quarta commissione, che nel 2014 inizia a ricorreggere le prove scritte (dopo attenta operazione di “reimbustamento”). Siamo al giugno 2015. Stavolta il risultato non è altrettanto positivo, le bocciature aumentano. Tanto che numerosi concorrenti, ora esclusi, si rivolgono al giudice. Risultato: il Tar annulla le valutazioni della prova scritta, confermando i risultati della prima commissione. La selezione viene sospesa. L’ultima novità risale allo scorso autunno, quando l’amministrazione decide di sbloccare il concorso. I 2.200 candidati che hanno superato il primo scritto, potranno proseguire le prove. Nel frattempo in Campidoglio è arrivato il terzo sindaco, Virginia Raggi.

 

Da qualche settimana sono iniziati gli orali, che andranno avanti per tutta l’estate. Gli aspiranti vigili – alta la percentuale di laureati – sono chiamati a dimostrare la conoscenza del diritto, nozioni di informatica e la padronanza di almeno una lingua straniera. Intanto il corpo della polizia municipale continua a ridursi. Tra pensionamenti e trasferimenti, ogni anno a Roma ci sono tra i 100 e i 150 unità in meno. “Questi continui ritardi nel concorso hanno consentito all’amministrazione di mettere in pratica un silenzioso taglio del personale” racconta il sindacalista Stefano Giannini, segretario del Sulpl di Roma. L’innesto dei 300 nuovi istruttori aiuterà, ma rischia di non risolvere il problema dell’organico. “Ecco perché la soluzione – insiste Giannini – è che in futuro possano essere assunti tutti i concorrenti risultati idonei”.

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