Villa Arconati (foto LaPresse)

Ripa del Naviglio

La musica di Villa Arconati in un trentennio di scatti

Maurizio Crippa

Il racconto per immagini del Festival di Castellazzo (stasera in Limited edition). Bella storia glocal di musica

In una pausa delle prove Patti Smith s’era seduta a terra, appoggiata a una colonna del portico, con un bicchiere di plastica posato di fianco a un cappello di paglia verde. Il fotografo non perse l’attimo, ma bastò il rumore del clic (correva l’anno 1996, il reporter di buona scuola usava ancora la pellicola, e avrebbe continuato ancora per tanti anni) e arrivò un bodyguard per farsi consegnare il rullino. La signora del rock ha i suoi diritti d’immagine, anche quando si esibisce in provincia. Ma il rullino restò al suo posto, esistono anche i diritti del fotografo ufficiale dello stage e del backstage del Festival, che diamine, e Patti Smith non ha avuto di che lamentarsi: lo scatto è bello, rilassato. Ed è quello a cui è più affezionato Angelo Redaelli, che da trent’anni fotografa i protagonisti e l’atmosfera del Festival di Villa Arconati di Castellazzo, una delle manifestazioni musicali estive più longeve e ben pensate ormai anche a livello nazionale, e in una delle più belle location del territorio milanese. Quest’anno niente festeggiamenti trentennali, come per quasi tutte le altre manifestazioni live il Covid ha costretto a una “Limited edition” che però partirà stasera. Ma ci sono trent’anni di fotografie che riempiono il vuoto e raccontano una bella storia di musica, qui sono passati tantissimi dei grandi nomi nazionali e internazionali del rock, del jazz, del pop, della danza e della world music. Con scelte di cartellone mai banali.

   

A tirar fuori la memoria attraverso le sue fotografie (soprattutto di backstage) ci ha pensato Paolo Nizzola, genius loci dell’informazione e di quella piccola capitale del jazz che è Bollate – il comune della Città metropolitana in cui sorge la villa, finalmente in pieno recupero architettonico, coi suoi giardini e il contorno di antiche cascine ancora attive. Nizzola era uno degli appassionati che vent’anni fa iniziò a trasmettere jazz da una radio locale, ne è nato un piccolo bel festival, Bollate Jazz Meeting (lockdown pure per lui), che ormai è un appuntamento di qualità per gli appassionati non solo locali e che nel tempo ha costruito un bel rapporto con i curatori e gli enti promotori di Villa Arconati. Su Bollateoggi.it Nizzola ha raccontato con Redaelli quella storia fatta di immagini, che meriterebbero un libro.

   

Una storia “glocal” fatta di grandi personaggi. Compay Segundo seduto con il Panama a un tavolino del magnifico giardino della Villa secentesca – una delle più maestose “ville di delizia” del territorio milanese. E la maestosa Dee Dee Bridgewater, sul palco solo un anno fa. La folk singer di Capo Verde Cesaria Evora, sul palco senza scarpe, è la foto che a Redaelli è invece sfuggita. Ma c’è col turbante, mentre porta alle labbra un calice di bianco. C’è Donovan che arriva con una chitarra acustica in spalla come fossero ancora gli anni Sessanta. Luminari della chitarra come Robert Fripp e Pat Metheny invece non hanno voluto farsi immortalare, mentre il grande Paolo Conte a Redaelli diceva rilassato: “Fai pure quello che vuoi”. Da Villa Arconati sono passate star come Joan Baez e Miriam Makeba, un gigante come Dizzy Gillespie e un mistico Jan Garbarek, sotto a un diluvio universale che trasformava la tensostruttura in una sezione di tamburi. In anni di lavoro appassionato e crescente successo di pubblico, il Festival nella villa di delizie s’è costruito una reputazione che non è solo orgoglio locale: è la dimostrazione che senza bisogno di investimenti faraonici, ma di un buon rapporto con i comuni del territorio (Bollate, Arese, Garbagnate Milanese, la Provincia di Milano) e di una passione costante dei curatori, si possono ottenere risultati stabili nel tempo.

   

La “Limited edition” di quest’anno di Covid inaugura stasera per soli sei appuntamenti con il trombettista Paolo Fresu, un altro dei grandi nomi del jazz italiano che con la Villa, e con il mondo del jazz bollatese, ha un lungo e affettuoso rapporto.

   

Il programma (prenotazione obbligatoria) è sul sito del festival.

 

 

 

 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"