Che cos'è The Quintet of the Silent? Un bel Viola

Un grande artista contemporaneo (e un po’ mistico) in una cripta antica, “l’ombelico di Milano”

Maurizio Crippa

The Quintet of the Silent ha i colori e la luce e i volti intensi eppure comuni di un quadro di Caravaggio. Ma si muovono, lentissimi, pixel dopo pixel, quei cinque personaggi (attori, modelli? Performer, usa dire). Che cos’è? E’ la rappresentazione, o la documentazione, di un’estasi delle emozioni. Forse, o non solo. E’ un opera di videoarte di Bill Viola, uno degli artisti contemporanei (è nato a New York nel 1951) più famosi e acclamati, persino un po’ adulati, della scena internazionale. The Quintet of the Silent fa parte di un progetto più ampio, dedicato alle “Passioni”, ed è, come sempre, un’investigazione tutta all’interno, intima. La videoarte di Bill Viola è così. L’incrocio della tecnologia – c’è niente di più superficiale di uno schermo digitale? – e l’andare al profondo. Là dove nascono le emozioni, o se volete anche l’anima.

   


       

Per vedere le tre opere video di Bill Viola che sono di passaggio a Milano bisogna scendere la scala a chiocciola stretta di marmo chiaro di Verona che porta alla Cripta di San Sepolcro, che è uno dei luoghi più intimi e sacrali, e meno noti, della città. Perché la chiesa che inizialmente si chiamò della Santissima Trinità sorge all’incrocio tra il cardo e il decumano dell’antica civitas romana, il vero centro di Milano, e così lo aveva definito Leonardo disegnandolo in una mappa del Codice Atlantico che ora è conservata all’Ambrosiana, a due passi da lì. San Carlo Borromeo, che nella chiesa ipogea (ne fu costruita una sopra, quella ancora oggi adibita al culto) si ritirava a meditare, la definiva “l’ombelico” della città. E’ stata anche altro, nel frattempo, la piazzetta di San Sepolcro. Ad esempio ha tenuto a battesimo i sansepolcristi, i fascisti della prima ora che si radunarono lì il 23 marzo del 1919, quando Mussolini fondò i Fasci Italiani di Combattimento, e che dall’ombelico di Milano avrebbero poi marciato su Roma. E’ stata chiusa per oltre cinquant’anni, la cripta, e riaperta solo lo scorso anno dopo un restauro non ancora terminato. Ma in poco tempo è diventata uno dei “luoghi segreti da scoprire” più frequentati di Milano. La mostra di Bill Viola (fino a 27 gennaio 2018) è anche una buona scusa per andarci.

       

Che ci fa Bill Viola, lì sotto? E’ un luogo adatto alla sua arte, alle sue visioni, al suggerimento di scendere in se stessi che poi è la cifra costante della ricerca di Viola. Fermare il tempo pur lasciandolo scorrere, in fotogrammi infinitamente lenti. In questa sua ricerca che scava attorno alla religiosità, al misticismo, soprattutto zen. Sincretista. Piace (e va anche molto di moda, bisogna dire) quel suo modo di andare oltre il tempo e la materia (la video istallazione del Quintet scorre per quindici minuti) elegante e persino glamour, di una qualità passionale e astratta. Che cosa vedono, contemplano, che cosa manda in estasi questi cinque uomini normali e comunemente vestiti, e così diversi tra loro? Volti che passano dalla perplessità al sorriso, allo stupore, al guardare altrove. Sono un invito allo spettatore (che si presume partecipe), le video opere di Bill Viola. Earth Martyr fa parte di un ciclo presentato per la prima volta nel 2014 nella cattedrale di St. Paul a Londra e dedicato all’idea del martirio (Earth, Air, Fire, Water).

 

Un uomo riemerge dal suo sepolcro, mentre la terra viene aspirata via, verso l’alto, come sconfiggendo il tempo, in un’esperienza di pura visione che dura sette minuti e che riesce a comunicare il sentimento di una rinascita. The Return fa comparire una donna da una sabbia di pixel, da un muro d’acqua. Chiamata alla vita, al colore, al sorriso e allo stupore, all’angoscia. Fino ad essere poco dopo riassorbita dal muro d’acqua, per svanire nuovamente nel grigio da cui era apparsa (o era nata?). “Anche se non lavoro con il pennello ma con il video, mi sento un pittore che realizza immagini”, ama dire Bill Viola. Anche se non avete dimestichezza con la video arte contemporanea, ma ne avete solo un po’ con le emozioni, fatevi il regalo di scendere, col buio (la mostra è aperta dalle 17 alle 22), nella Cripta di San Sepolcro.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"