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Marina Valensise e l'ignoranza che ci fa crescere
Nel suo nuovo libro, "Un cuore greco", l’autrice ci ricorda come i classici siano fondamentali per capire davvero la cultura del Novecento, portando alla luce anche le contraddizioni degli intellettuali di oggi
Marina Valensise ci fa sentire tutti ignoranti. Tutti quanti da Michel Houellebecq in giù. La grande erudita, l’ambasciatrice culturale, l’italiana a Parigi, la francese a Siracusa, in “Un cuore greco. Il ritorno ai classici nel Novecento” (Neri Pozza) scrive: “Almeno fino a trent’anni fa, nessuno poteva pensare di affermarsi come artista, e come artista d’avanguardia, ignorando impunemente i classici”. E poi racconta di come Houellebecq nel siracusano Teatro Greco se ne fuggì dopo appena mezz’ora di “Ifigenia in Tauride”: “Non ci capisco niente. Non so niente dei Greci. Ci vediamo al ristorante”. Quindi ricorda quanto abbiano invece ricavato dai Greci dieci autori di un Novecento evidentemente ormai remotissimo. Da amante della corrida corro subito al capitolo su Montherlant, della corrida molto più che amante: torero. Scrisse un dramma dedicato guarda caso a Pasifae. Lui che era “misogino, destrorso, aristocratico maschio alpha inviso a Simone de Beauvoir” esaltò la regina innamorata del toro, protagonista di una “affermazione senza pudore della forza incontrollabile del desiderio femminile”. Marina Valensise ci fa sentire ignoranti ed è un bene: ci sprona a leggere Euripide e Montherlant.