
Ansa
Preghiera
La sconfitta (culturale) degli ayatollah
Decenni di legge islamica, di repressione, di galere, di veli e di turbanti, ma dell'Iran odierno resteranno esclusivamente le opere delle donne, soprattutto delle donne avverse al regime
Gli ayatollah hanno perso. Non mi riferisco alla situazione militare, per la quale rimando volentieri agli esperti della materia, mi riferisco alla situazione culturale. Essendo rimasto più o meno fermo a Omar Khayyam (XII secolo), nei giorni scorsi ho deciso di aggiornarmi, di informarmi sulla cultura iraniana contemporanea. Ho cercato scrittori e pittori. Ho trovato scrittrici e pittrici, e fotografe, e una fumettista. Dove sono finiti i maschi? Tutti a farsi crescere la barba, a denunciare adultere, a schiaffeggiar scostumate? Strano, davvero strano.
Per quei mediorientali maomettani è un risultato fallimentare, perfino peggio dei bombardamenti di Fordow: decenni di legge islamica, di repressione, di veli e di turbanti, di galere, frustate e bastonate e dell’Iran odierno resteranno esclusivamente le opere delle donne, e delle donne avverse al regime. Perché molte di queste scrittrici e artiste figurative sono atee dichiarate (al momento la mia preferita è Chahdortt Djavann) e le altre sono atee implicite. Una è addirittura cristiana (convertitasi, incarcerata come apostata e infine espulsa). Una è mezza ebrea mezza zoroastriana. Insomma, sostenitrici dei barbuti zero carbonella: invece dell’attesa egemonia similgramsciana, l’inesistenza musulmana.

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