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Le generazioni sono mandrie. Meglio gli individui

Camillo Langone

"Non esistono ragazze della sua generazione che leggono Cioran", sostengono i recensori a proposito della protagonista del mio romanzo. Ma credere nelle generazioni è comunismo anagrafico

Esiste una ragazza che legge Cioran? I recensori dicono di no, dicono che la protagonista del mio romanzo, Benedetta, non può esistere (“Troppe le idee fuori dal tempo, fuori dalla sua generazione, che la giovane studentessa ha in comune con il suo amante. Non porta mai i pantaloni ma solo gonne! Mangia tutto, poi! E gli studenti leggono Cioran?”). Perché i recensori non credono negli individui, credono nelle generazioni: una forma di comunismo anagrafico. Una persona per loro non può avere una personalità per così dire personale, può avere soltanto una personalità collettiva. Una ragazza di oggi è obbligata a essere demente come le sue coetanee ortoressiche, e a non leggere Cioran. Sarà che io detesto il coetanismo e mi sono appena cancellato dalla chat dei vecchi compagni dell’istituto agrario: inchiodati alla loro data di nascita, quei matusa. Sarà che non ho mai provato solidarietà generazionale e se è per questo nemmeno maschile (non conosco misogini più misandri di me). Sarà che prego per la salvezza della mia anima immortale, ovvero atemporale. Sarà che lo ha spiegato bene Gómez Dávila: “Chi parla della propria generazione si confessa parte di una mandria”. Le generazioni sono mandrie, e io distinguo nettamente le ragazze dalle vacche: solo queste ultime è impossibile che leggano Cioran.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).