Ho visto la fine dell'uomo. Al supermercato

Camillo Langone

Ho fatto la mia solita spesa e poi sono andato alla cassa ma la cassa non c’era. O meglio non c’era la cassiera, sostituita dalla cassa automatica

Sono andato al supermercato e ho visto la fine dell’uomo. Nel supermercato della Ghiaia ho fatto la mia solita spesa e poi sono andato alla cassa ma la cassa non c’era o meglio non c’era la cassiera, sostituita dalla cassa automatica ossia da nuovi marchingegni davanti ai quali c’era la fila, forse rallentata dalla vecchietta che veniva addestrata alla modernità da un’istruttrice. Ho visto realizzarsi una distopia. Ho ripensato a una frase dell’ultimo libro di Flavio Cuniberto: “La tecnologia è militare nella sua origine, nella sua essenza”. Ho notato che nella fila nessuno si lamentava, nessuno si ribellava, e mi sono ricordato di essere un punk dunque ho disertato, ho abbandonato platealmente il mio carrello con tutto il suo contenuto, ho detto a voce alta “Avete perso un cliente” e me ne sono uscito in direzione di un altro supermercato. Luddismo anacronistico il mio? Rimpiangere il lavoro umano, la presenza umana, è una nostalgia assurda? Immaginare le cassiere protagoniste di una poetica e perfino di un’erotica è un romanticismo patetico? Secondo Emanuele Severino “oggi si percepisce che il vecchio Dio è morto perché la dominazione tecnologica del mondo l’ha sostituito”. Io percepisco piuttosto che la dominazione tecnologica del mondo, sostenuta dall’adorazione universale per la tecnologia, sta sostituendo l’uomo. Sia mio rifugio il Signore di Esodo 20, colui che tuona contro gli idoli e dice: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai”.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).