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L'Autosole dimostra che le grandi opere non sono mai abbastanza grandi

Camillo Langone

L'asfalto e il cemento non bastano mai. Le auto si sono allargate, i camion si sono ingigantiti, il traffico è esploso, mentre il tracciato è rimasto in massima parte quello del 1964

Le grandi opere sono troppo piccole. Una notte di moderato contro-esodo (estate morente, parecchio traffico fino a tarda ora ma niente code) mi sono trovato a fare l’Autosole da Roma a Parma. Era da tanto che non la percorrevo per così gran tratto e forse di notte non mi ci ero avventurato mai. Mi è sembrata terribilmente angusta: le corsie troppo strette e troppo poche, le curve troppo strette e troppe. Anche la famosa Variante di Valico (laddove finalmente trovi gallerie larghe e ben illuminate) è troppo poco: solo una manciata di chilometri, e poi di nuovo gimcane e strettoie fino a Cantagallo. Da quando l’Autostrada del Sole è stata inaugurata (1964) le auto si sono allargate, i camion si sono ingigantiti, il traffico è esploso, mentre il tracciato è rimasto in massima parte il medesimo. E ciò che risultava clamoroso al tempo del primo governo Moro oggi è semplicemente asfittico. Terrorizzato da pullman mastodontici che superandomi in curva a velocità folle inevitabilmente mi sfioravano, ho pensato che le grandi opere non sono mai abbastanza grandi, che l’asfalto e il cemento non bastano mai. E ho pregato, oltre che per la mia incolumità immediata, per la crescita serena delle carreggiate.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).