Luigi De Magistris (foto LaPresse)

Potessi farmi napoletano

Camillo Langone

Ecco la “Giornata della disconnessione” nella città partenopea. Che con l'abito da Pulcinella si dimentica dei debiti

Potessi farmi napoletano. Potessi anch’io riempirmi di debiti e fare il lazzaro o il De Magistris felice, e poi inventare la (o partecipare alla) “Giornata della disconnessione” che rilancia nel contemporaneo la vecchia, folcloristica figura del napoletano sfaticato (ormai la connessione è obbligatoria in quasi tutti i lavori, anche i pizzaioli di via dei Tribunali hanno software e touch screen). Goethe diceva che a Napoli “tutti vivono in una specie di ebrezza e di oblio di se stessi”. Potessi anch’io dimenticarmi, potessi anch’io il 21 marzo aderire, in una specie di ebrezza, all’appello dell’assessore Nino Daniele: “Invitiamo i cittadini ad andare in libreria, ad ascoltare musica, a teatro, a ballare, a recitare poesie o serenate o abbracciarsi, baciarsi, fare all’amore, fare girotondi, sfilate in costume…”. Le serenate! I baci! L’amore! Un programma ubriacante. A vestirmi da Pulcinella magari mi vergogno e il girotondo non ricordo come si fa, l’ultima volta avrò avuto cinque anni, ma come diceva Domenico Rea “mai sentita la parola dignità a Napoli” e non vorrei essere io il primo a pronunciarla, rischiando di rovinare la festa. Potessi farmi napoletano e soprattutto potessi trovare il sobrio che paga.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).