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l'intervista

Pera contro Mattarella: "Ha avocato la politica estera. Mai visto. E' un anomalia”

Carmelo Caruso

L’ex presidente del Senato: “Un tempo il presidente della Repubblica non poteva andare in giro se non accompagnato da un ministro o da un sottosegretario. In questo paese si può ancora parlare di cosa accade? Io ci divento matto”

Non è uno qualsiasi. E’ Marcello Pera, è l’ex presidente del Senato, senatore di FdI, il filosofo che dialogava con Benedetto XVI e dice: “C’è un presidente della Repubblica, il capo dello stato, che ha avocato a sé la politica estera. Il capo dello stato che parla di politica estera non si è mai visto. Un tempo il presidente della Repubblica non poteva andare in giro se non accompagnato da un ministro o da un sottosegretario. In questo paese si può ancora parlare di cosa accade? Io ci divento matto”. Cosa fa Mattarella? “Va in giro per il mondo, paragona Putin a Hitler e scoppia il casino. Il problema è che nessuno dice nulla. Con queste dichiarazioni, Mattarella mette in difficoltà il governo”. Pera, al Senato, alla buvette, torna sul caso Garofani. Parla del segretario del Consiglio supremo di Difesa, consigliere del presidente Mattarella, al centro della polemica con FdI per le sue dichiarazioni, per lo “scossone”.

Pensa Pera: “Al Consiglio supremo di Difesa una volta sedevano i generali e ora ci sono i consiglieri del presidente. E’ un’anomalia. Così come l’altra. C’è una riforma surrettizia di cui i giornali non parlano. Con l’esame della legge di Bilancio, in una sola Camera, al Senato, si è introdotto una sorta di monocameralismo”. L’ultima legge di Bilancio discussa in entrambe le Camere risale al governo Gentiloni. Continua Pera: “Sono anni che la manovra non si esamina nei due rami del Parlamento. Lo ha detto anche Giorgetti. Ecco, sono quelle che io chiamo riforme surrettizie. Riforme ancora più grandi del premierato. Se qualcuno parlasse di queste riforme surrettizie si starebbe almeno attenti a superare i limiti”. Fra due anni l’ex presidente del Senato si vede lontano da Roma, a casa, nella sua Lucca. I discorsi che ascolta al Senato ormai lo irritano per lo scarso valore e profondità. Quando guarda i colleghi del M5s ha “l’impressione che siano presi dal marciapiede”.

E’ più pessimista di Cioran. Per Pera c’è declino, declino del Parlamento, declino della cultura. Declino. Declino delle vecchie regole. Ricorda: “Quando ero presidente del Senato ascoltavo discorsi talmente alti da farli pubblicare. Oggi neppure uno di quelli che mi capita di sentire sarebbe degno di pubblicazione. Si è divisi persino sulla data del referendum. E’ chiaro che debba essere il governo a scegliere. Perdiamo tempo a discutere su quando convocare un referendum e non ci accorgiamo che in Inghilterra e Germania, nello stesso tempo, convocano elezioni”. Gli chiediamo della manovra, delle controversie Lega-FdI, di Salvini, di un eventuale anticipo di fine legislatura, e Pera: “Non scherziamo. Servirebbe una crisi di governo ma questa volta neppure Salvini riuscirebbe ad aprirla. Il governo arriverà a scadenza. E’ naturale che si anticipino di sei mesi le elezioni, a primavera. Nulla di più. Alla prossima io sarò lontano, tornerò a casa”. La ministra Eugenia Roccella che si avvicina lo accarezza e Pera le dà un bacio sulla nuca: “Sei la più brava”. Roccella le risponde abbracciandolo: “Solo tu mi dici brava. Pera, come un babbo: “Ma il mio bene vale almeno la metà del bene intero”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio