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proteste e soluzioni

Il cruccio della Lega (e di Piantedosi). Gli scontenti della sicurezza

Ruggiero Montenegro

I sindacati delle Forze dell'Ordine si lamentano, chiedono fatti e non solo parole. Il ministro dell'Interno alla Camera risponde con i numeri: "Abbiamo ribadito l'impegno del governo". Ma in manovra la coperta è corta per tutti e il Carroccio che si è intestato la battaglia sulla sicurezza resta di rimanere delusa

È il cruccio di Matteo Piantedosi. L’altra battaglia della Lega no armi, che presenta leggi, fa conferenza stampa e proposte, chiede: sicurezza, sicurezza, sicurezza. Ma da un paio di giorni i principali sindacati delle Forze dell’ordine si lamentano. Dicono che il governo fa promesse, concede attestati di stima e aperture. Servono però anche i fatti e, lamentano i sindacalisti, per ora non sono sufficienti. Chiedono correzioni in manovra a cominciare dalle pensioni. Nelle prossime ore potrebbero arrivare gli emendamenti del governo, ma a Palazzo Chigi sono vari i nodi da sciogliere. Ieri il ministro dell'Interno Piantedosi, già prefetto a Roma, a Bologna e a Lodi, si è difeso: “Abbiamo ribadito l'impegno del governo a continuare a valorizzare le nostre forze di polizia rinnovando ancora il contratto di lavoro per il prossimo triennio, con una sollecitudine mai registrata in passato, e destinando loro risorse per il lavoro straordinario e per una migliore previdenza”. Parlava durante il question time alla Camera, ribadiva la posizione dell’esecutivo all’indomani del vertice con gli stessi sindacati di polizia. Martedì infatti il titolare del Viminale ha incontrato a Palazzo Chigi (c’erano anche al ministro della Pa Paolo Zangrillo,  quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i sottosegretari alla Giustizia e  alla Difesa, e poi  Alfredo Mantovano), le sigle del comparto sicurezza, molti dei quali guardano a destra.  Non è stata solo la Cgil a lamentarsi. Per dire, secondo il Siulp: “L’esecutivo ha scelto di subordinare le drammatiche urgenze della Polizia alle logiche ragionieristiche”. Il Coisp riconosce i passi avanti su rinnovi contrattuali e tutela legale ma “non possiamo nascondere la nostra insoddisfazione: troppe questioni restano irrisolte”. Si sentono trattati da “fanalini di coda”. Del coro dei critici fa parte anche il Sap. Mentre la Cisl (che sabato sarà in piazza per chiedere miglioramenti alla Legge di bilancio) ha una posizione più sfumata, in “chiaroscuro”.

 

 

Restano in campo i nodi legati ai fondi strutturali, al turnover, all’aumento dell’età pensionabile per gli operatori della sicurezza, lo prevede l’articolo 42 della manovra. Non è detto che si trovi una soluzione. Piantedosi fa quel che può (il suo intervento parlando ai sindacati pare sia stato anche apprezzato). In Aula ieri ha rivendicato i risultati del governo sulle zone rosse, “30 mila nuove assunzioni entro il 2027” nelle Forze dell’ordine e 20 milioni di euro per la riforma della polizia locale. Che tuttavia, attacca l’interrogante Giulia Pastorella di Azione, “è ferma in commissione da tre anni”. La legge di Bilancio potrebbe dare qualche risposta sulla sicurezza, ma la coperta è corta per tutti. Non potranno essere accontentate le richieste di ogni partito, di ogni ministero. Quanto ai tempi, per oggi dovrebbero arrivare gli emendamenti del governo, mentre la manovra dovrebbe essere votata a Palazzo Madama a ridosso di Natale per poi arrivare alla Camera intorno al 29 dicembre (salvo imprevisti), in linea con gli ultimi anni. La Lega, tra i partiti della maggioranza è quello che più di tutti ha provato, continua, a intestarsi la battaglia sulla sicurezza, ma sul tema rischia di rimanere delusa. In Transatlantico in molti credono che il continuo gioco al rialzo sull’Ucraina da parte di Matteo Salvini e dei suoi (“E’ una guerra persa”) sia anche un diversivo, un fumogeno, per nascondere i risultati non esaltanti sulla manovra. Una strategia che va al di là delle reali convinzioni del leader leghista. Nel Consiglio dei ministri di oggi comunque il decreto Kyiv (da approvare entro fine anno) non ci sarà. Il ministro per il rapporti con il Parlamento, il meloniano Luca Ciriani, non fa drammi: “Stiamo lavorando, ci sono ancora i Cdm del 22 e del 27 dicembre”.

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