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il colloquio

“Esiste la pace possibile, non quella giusta. Il decreto per Kyiv? Non c'è fretta”. Parla Romeo (Lega)

Ruggiero Montenegro

Il capogruppo del Carroccio indica la linea sull'Ucraina: “Aspettiamo le trattative sul piano di pace di Trump. Il riarmo? La minaccia di Putin è solo un pretesto. Non c’è solo l’Ucraina”

Per la Lega di Matteo Salvini è una questione di buon senso. “Quando sento parlare di pace giusta resto sempre un po’ così. E’ un concetto che non mi convince. Esiste la pace possibile, quella che si può fare. E per questo credo che bisognerebbe ispirarsi di più al pragmatismo”, dice Massimiliano Romeo. Il prossimo decreto per l’Ucraina? “Aspettiamo, vediamo. Non c’è alcuna fretta, non vedo ragioni per correre. Tanto fino a fine anno mi sembra che il nostro sostegno a Kyiv sia assolutamente coperto”. E l’Europa? Altro che volenterosi, altro che Ursula von der Leyen. “Più che a statisti siamo in mano a stagisti”. Il capogruppo in Senato indica la linea del Carroccio, che non è quella di Antonio Tajani e nemmeno di Guido Crosetto. Parla al Foglio nel giorno in cui in cui Volodymir Zelensky è a Roma per incontrare la premier Giorgia Meloni. (Montenegro segue nell’inserto I)

 

Zelensky, il presidente ucraino, è arrivato in Italia in cerca di sponde e rassicurazioni, mentre si discute il piano di pace di Donald Trump. Ma la Lega è “no armi”. Mostrarsi troppo vicini a Kyiv, è quello che pensano Salvini e i suoi, potrebbe compromettere i negoziati. “La situazione è in divenire”, dice Massimiliano Romeo. “Per questo crediamo sia più ragionevole, di buon senso, prima di fare un nuovo decreto, tener conto delle negoziazioni in corso. Meglio attendere, capire quali possono essere le garanzie di sicurezza per l’Ucraina e poi su quella base decidere in maniera più coerente. Continueremo a sostenere Kyiv, senza dubbio, ma il ‘come’ diventa ovviamente determinante”. Ed è proprio quel “come” che può generare cortocircuiti nel governo.

Il capogruppo si augura poi che al più presto “si possa raggiungere almeno una tregua in stile medio oriente e che possa essere la più duratura possibile”. Nel frattempo la linea è attendere, “i prossimi giorni, le prossime settimane”. Il rischio tuttavia è che l’Ucraina sia sempre più debole al tavolo delle trattative, costretta a cedere alle richieste del Cremlino, a fare concessioni territoriali. Putin continua a rivendicare il Donbas. E’ una prospettiva accettabile? “Ci sono fior fiore di diplomatici che stanno lavorando, cercando una soluzione che possa andare bene a Russia e Ucraina, altrimenti non ci sarà un accordo”. Romeo non dimentica che “esiste un stato aggressore e uno aggredito”. Ma il conflitto, dice ancora il leghista, può essere risolto “solo con una visione pragmatica, attraverso il concetto di pace possibile. Se la guerra dovesse continuare sarebbe devastante per tutti”.

Continua a esserlo prima di tutto per Kyiv, senza dimenticare i potenziali pericoli che arrivano dalla Russia e riguardano l’intera Europa. Ieri li ha ricordati anche Luciano Portolano, parlando del Documento programmatico 2025-2027 per la Difesa in commissione: “Viviamo tempi che non ammettono ritardi”. Il capo di stato maggiore ha delineato obiettivi, carenze e strategie delle Forze armate. Portolano ha spiegato quindi che le parole pronunciate dall’ammiraglio Cavo Dragone, su un attacco ibrido preventivo della Nato nei confronti della Russia, “riflettono quello che tutti noi pensiamo”. In audizione nessun esponente della Lega (no armi) è intervenuto – e non lo avevano fatto nemmeno la settimana scorsa quando in Commissione era stato il turno di Guido Crosetto. Il ministro della Difesa continua a sostenere la necessità di rinforzare l’esercito ma anche, soprattutto, di puntare su una difesa europea, sul riarmo. La Russia, per Crosetto, è una minaccia reale, tanto più ora che il disimpegno americano si fa più evidente.

“Non c’è solo il fianco est. L’Ucraina ha la sua importanza – dice Romeo – ma dobbiamo guardare anche a sud, al Mediterraneo e all’Africa, dove ci sono attori ostili. La priorità per noi è difendere le infrastrutture strategiche”. Quanto all’Europa, “siamo contrari a un esercito comune, e poi chi lo comanda? Un conto è dotare gli stati di strumenti di difesa necessari, un altro è creare le condizioni per un riarmo totale, in funzione di un possibile attacco della Russia. A me sembra solo un pretesto utilizzato da certi paesi per riconvertire la propria economia, che va male”. Romeo si riferisce in particolare alla Germania. “E quando i tedeschi hanno adottato politiche di riarmo non è finita bene”. Per altre ragioni, di un’Europa senza memoria e prossima a scomparire, almeno per come la conosciamo, ha parlato di recente anche Trump, con un attacco durissimo. Che ne pensa Romeo? “Dovremmo ricordare la storia ed evitare certi errori, e non parlo solo di riarmo. Penso anche all’antisemitismo. Ma dovremmo ricordarci anche gli aspetti positivi: le nostre radici cristiane e i valori da difendere, la visione liberale a livello economico. Siamo invece di fronte a un’Europa che ha un po’ svenduta se stessa. Questa classe dirigente non è all’altezza, elitaria e scollegata dalla realtà. Cito Marcello Veneziani: più che statisti, siamo in mano a stagisti. Questa è la vera preoccupazione”. 

 

 

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