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Il racconto

Schlein sull'antisemitismo nel 2017 la pensava come Delrio. Il Pd fischietta su Kyiv. L'appello di Sensi cade nel vuoto

Carmelo Caruso

Contesta il ddl di Delrio e la definizione data, ma da europarlamentare Pd aveva votato la risoluzione modello Delrio. Il silenzio del partito sulla proposta lanciata da Sensi a favore dell'Ucraina

E sarebbe questo il Pd “perno del centrosinistra”,  la squadra di Elly Schlein che batterà Meloni? Manifestano per  la barbabietola, la Rai, ma sono fiacchi sull’Ucraina. Ancora. Accusano Graziano Delrio di usare una definizione stringente contro l’antisemitismo ma è la stessa votata da Schlein in Europa. Era 1° giugno 2017 e Schlein  approvava una risoluzione modello Delrio. Al punto 2 si invitavano gli stati membri ad adottare la definizione  dall’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance). E’ la definizione che sta costando a un galantuomo  gli sputi social dei disagiati. 


Schlein sa quello che vota? In Europa dimentica di aver votato come chi oggi contesta, su Kyiv, il suo Pd fischietta. Un dirigente, un senatore, Filippo Sensi, propone di manifestare per l’Ucraina, nel momento più difficile, ma la segreteria è troppo presa dall’Assemblea di partito convocata per domenica, lo stesso giorno di Meloni ad Atreju. E’ il confronto in contumacia. L’ Assemblea ha perso di significato dato che, al momento, lo statuto Pd non si modifica, niente “pieni poteri”, ma al massimo un “brava, continua. Siamo con te”. A cosa serve? Spiegano dal Pd che serve ad allargare la maggioranza interna a Stefano Bonaccini, il presidente del Pd, che da due anni sostiene Schlein. Che un presidente, terzo, entri in maggioranza, in qualsiasi partito, equivale alla fine della terzietà. Ma il Pd è il partito dell’altrove. Bonaccini, lunedì sera, va da Giletti, su Rai 3 (sì, la Rai, Tele Meloni, lì dove la libertà è mutilata) e lascia intendere che è tentato dall’ingresso.

La sua corrente Energia Popolare frena perché “prima di far parte della maggioranza serve un incontro con la segretaria”. E l’avete incontrata? Risposta della corrente Energia Popolare: “Lo potremmo fare a ridosso dell’assemblea”. La segretaria ieri si è collegata per un evento dei Socialisti europei perché Bruxelles è il primo altrove disponibile. Nel suo Pd è un modo di stare al mondo. Il responsabile enti Locali, Davide Baruffi, anche lui vive altrove, a Bologna, dove svolge il ruolo di assessore regionale. Quando Sensi ha proposto la manifestazione per l’Ucraina, una semplice sgambata al Colosseo, la proposta è caduta nel vuoto. Altrove, al Senato, il Pd ha già abbastanza problemi. Delrio, stanco di vedere gli altri partiti dire la loro  sull’antisemitismo (e il Pd tacere) ha deciso di firmare un disegno di legge. In queste ore un altro senatore Pd, Andrea Giorgis, sta lavorando, altrove, a una proposta più in linea con la segretaria. Ovviamente Delrio, il Bernanos del Pd, aveva avvisato il partito. Da quando Delrio è uscito allo scoperto viene insultato sui social dai giovani democratici di Roma, i giovani del suo partito. Altrove, in maggioranza, c’è chi propone a Delrio “la votiamo noi”, il 27 gennaio, il Giorno della Memoria.

Sui social, e ci sono anche sindaci di sinistra, quello di Vicchio, in Toscana, Francesco Tagliaferri, si propone di cacciare Delrio, con tanto di foto, “fuori”. In segreteria nessuno, neppure il presidente del Pd, dice giù “le mani da Delrio”. E’ arrivato Zelensky a Roma e il Pd, a eccezione della solita sparuta minoranza, era altrove. Il sindaco di Roma, Gualtieri, si guarda bene dal dire “ci sto. Manifestiamo ancora per Kyiv, l’Europa”. L’ultima volta che ha messo a disposizione la piazza, finanziato l’evento, stava per finire al posto di Giordano Bruno. A dire sì   a Sensi sono stati Calenda, Renzi, Magi. Per inseguire  Conte, Schlein preferisce le acque internazionali, la sottocoperta, la sottodecisione. C’è una poesia che racconta questo spaesamento. E’ di Capron  e si chiama Errata Corrige: “Errata/ Non sai mai dove sei/ Corrige/ Non sei mai dove sai”.


 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio