La decisione

La Ue riabilita il modello Albania. Il Viminale: “Avevamo ragione noi”

Gianluca De Rosa

Il Consiglio Ue dei ministri dell'Interno trova un'intesa sui paesi sicuri. Stilata anche una lista che comprende i paesi per cui i giudici avevano fermato le procedure accelerate, bloccando i centri albanesi. "E' la migliore risposta alla magistratura che voleva fermare l'azione del governo", dice il sottosegretario leghista Molteni

 “Al ministro Matteo Piantedosi va riconosciuto di aver fatto un lavoro straordinario. Quando da sottosegretario al Viminale nel 2018 andavo in Europa sentivo parlare solo di ‘accoglienza’, ‘integrazione’ e ‘redistribuzione’, oggi il paradigma sull’immigrazione in Europa è completamente cambiato. Le parole d’ordine sono: protezione, esternalizzazione e rimpatrio”, dice al Foglio Nicola Molteni, sottosegretario leghista agli Interni con delega all’immigrazione. E’ estremamente soddisfatto. Ieri mattina il Consiglio europeo dei ministri degli Interni ha raggiunto un accordo sui regolamenti che riguardano i paesi d’origine sicuri e i paesi terzi sicuri che ora dovrà essere varato in accordo con l’Europarlamento e che però intanto ha fatto festeggiare Piantedosi: “La svolta che il governo ha chiesto in materia di migrazione c’è stata: finalmente abbiamo ottenuto una lista europea di paesi di origine sicura e riformato completamente il concetto di paese terzo sicuro. Così ci avviamo a realizzare un sistema europeo per i rimpatri davvero efficace”, ha esultato il ministro al termine del Consiglio Ue.

 

Sul primo punto i titolari dell’Interno Ue hanno concordato un elenco comune che consentirà agli stati membri non solo di trattare le domande di protezione internazionale di migranti provenienti da paesi sicuri in modo più rapido, ma anche di svolgere questa istruttoria alla frontiera o nelle zone di transito. In pratica, ritorna in auge il modello Albania. Wanda Ferro, l’altra sottosegretaria agli Interni in quota FdI, dice al Foglio: “Questo accordo è molto più di una vittoria: è la conferma che il protocollo Italia–Albania è stato l’apripista per un modello che ora sarà di tutta Europa. Oggi il Consiglio approva la possibilità di creare hub nei paesi terzi, esattamente ciò che l’Italia ha già fatto grazie all’intuizione di Giorgia Meloni”.

 

La nuova definizione di “paese terzo sicuro”, invece, amplierà le circostanze in cui una domanda di asilo può essere rigettata per inammissibilità. In pratica, i paesi Ue potranno anche non esaminare nel merito le domande quando i richiedenti asilo avrebbero potuto chiedere e, se idonei, ottenere protezione internazionale in un paese extra-Ue considerato sicuro per loro. Ma c’è un terzo punto che piace molto al Viminale. Riguarda le espulsioni. “Con questo accordo – spiega Molteni – il ricorso contro il diniego dell’asilo non sospenderà più il rimpatrio, che avverrà anche in pendenza di giudizio, cancellando i ricorsi pretestuosi”.

La lista Ue dei paesi sicuri però resta il punto principale. Nell’elenco sono stati inseriti anche Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia, e cioè proprio quei paesi per i quali diversi giudici italiani avevano accolto ricorsi sulle procedure accelerate di alcuni richiedenti asilo arrivati anche in Albania, proprio perché non poteva essere automatico il giudizio di “sicurezza” su quei paesi. Queste decisioni avevano scatenato la polemica con il governo e reso di fatto inefficace il modello albanese. Inevitabile dunque che il centrodestra festeggi. Giovanni Donzelli, deputato e uomo macchina di FdI, dice: “I magistrati che in Italia avevano provato a bloccare tutto dicendo che in base al diritto Ue quei paesi non erano sicuri avevano torto. Adesso c’è un elenco Ue per dire proprio il contrario: quei paesi sono sicuri”. E sulla stessa linea anche Molteni: “Queste lista è la migliore risposta alla magistratura italiana che aveva provato a fermarci”.

 

Per Piantedosi, infine, è stata anche l’occasione di festeggiare un accordo con la Germania sui cosiddetti dublinanti, e cioè quei migranti che pur essendo stati identificati in Italia sono poi arrivati in Germania illegalmente e fino ad adesso venivano, secondo quanto previsto dal regolamento di Dublino, rimpatriati in Italia. “In coerenza con il quadro europeo – ha spiegato il ministro – Italia e Germania hanno concordato un azzeramento dei dublinanti fino all’entrata in vigore del nuovo patto su Asilo e Migrazione quando i nuovi meccanismi adottati garantiranno il giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.