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futuri possibili
Un'assemblea per blindarsi: il 14 dicembre Schlein si autoincorona leader
La segretaria dem accelera ma i nodi sono due: la scadenza del suo mandato nel 2027 e che, stando allo statuto del Pd, in caso di primarie di coalizione per scegliere il candidato premier può partecipare alla corsa anche un altro esponente del partito
Per festeggiare la vittoria di Roberto Fico in Campania, la scorsa settimana, Elly Schlein ha citato Pino Daniele: “Tanto l’aria s’adda cagnà”. Il 14 dicembre, all’auditorium di Viale Manzoni a Roma, dove dopo più di un anno tornerà a riunirsi l’assemblea del Pd, la segretaria potrebbe usare di nuovo il dialetto partenopeo. Questa volta però abbeverandosi alla saggezza popolare resa celebre da Totò: “Ccà nisciuno è fesso!”. Schlein accelera per non rimanere fregata. Deve sorpassare Giuseppe Conte e la sua nostalgica memoria degli anni a Palazzo Chigi, e anche chi, dentro al suo partito, e forse fino al Quirinale, ancora dubita delle sue capacità di leadership. Deve evitare che al capo dei 5 stelle, o a qualcun altro, venga in mente di utilizzare un’eventuale vittoria del Sì al referendum per la riforma della giustizia come un’arma per rimetterla sulla graticola, dalla quale la segretaria è convinta di essere uscita dopo le ultime regionali.
E’ da allora, infatti, che c’è stato il cambio di passo nella sua strategia politica. I tempi sono maturi: Elly Schlein vuole proclamarsi leader. Con la sfida ad Atreju proposta la scorsa settimana a Giorgia Meloni, che tanto ha indispettito il presidente del M5s, ha cercato invano la legittimazione mediatica. Ma l’assemblea le fornirà una nuova possibilità. Nelle intenzioni, lo abbiamo detto, sancirà la sua metaforica salita al trono: la candidata premier, la capa del campo largo, sono io. E non è casuale infatti la scelta del giorno e dell’orario del suo intervento: il 14 dicembre a mezzogiorno. Proprio mentre nei giardini di Castel Sant’Angelo Giorgia Meloni chiuderà con il suo intervento Atreju, la festa di FdI. La sfida che la premier, per interposto Conte, non le ha concesso in presenza. Schlein se l’è ripresa da remoto. A Montepulciano ha cercato invece il riconoscimento politico delle quattro correnti – Areadem di Franceschini, Dems di Orlando e Provenzano, gli ex articolo 1 di Speranza e i lettiani Marco Meloni e Anna Ascani – che hanno dato vita al correntissimo dem.
Loro rivendicano agibilità politica: vogliono un posto nella compilazione delle liste elettorali. In cambio hanno promesso non solo il loro sostegno a Schlein come leader e candidata premier, ma anche la loro abilità per evitare eventuali manovre avverse. La sua risposta è stata ambigua, ma si chiarirà forse proprio con l’assemblea, quando le promesse delle correnti potrebbero tradursi in atti concreti con cui la segretaria potrà toccare con mano le reali intenzioni dei suoi teorici sostenitori. Non è infatti solo questione di rappresentazione. Ci sono anche problemi estremamente concreti e altrettanto scottanti da risolvere. I nodi principali sono due. Da un lato la scadenza del mandato. L’incarico di Schlein termina a febbraio 2027, alcuni mesi prima del voto delle politiche. Un’insidia. La segretaria rischia di ritrovarsi con un mandato scaduto a compilare le liste. E dunque decisamente depotenziata, con il rischio latente che qualcuno possa persino chiedere un congresso prima. C’è bisogno di una proroga insomma che eviti il congresso e che la confermi attraverso una sorta di plebiscito interno. Le dichiarazioni di importanti dirigenti del Pd, da quelli del correntissimo ai riformisti di Lorenzo Guerini, mostrano un certo grado di accondiscendenza a questo progetto.
Il secondo nodo riguarda lo statuto. Quello attuale prevede che il segretario sia il candidato premier. E però, in caso di eventuali primarie di coalizione, la carta dem prevede che anche un altro esponente del partito possa, in potenza, partecipare. Fu la modifica varata da Pierluigi Bersani per consentire a Matteo Renzi di candidarsi per sfidarlo nel 2013. Quella regola – nelle intenzione della segretaria – deve essere cancellata. In caso di primarie di coalizione – necessarie solo davanti a un cambio di legge elettorale – il candidato del Pd deve essere uno solo: il segretario. O meglio, in questo caso, la segretaria. Con questa modifica Schlein è convinta che in caso di sfida a due con Conte riuscirebbe a uscire vincitrice. Solo questo cambio renderebbe davvero l’offerta del correntissimo – quella di avere voce in capitolo nella compilazione delle liste in cambio del loro sostegno – allettante per la segretaria. La tela si dipana, Elly si sogna regina.
il colloquio