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"Io capomaggiordomo, non vado in pensione”: il saluto castrista di Emiliano alla Regione Puglia

Gabriele De Campis

L’arrivo sul palco, due minuti di applausi, la commozione quasi da attore di rango e il monito “della serenità di aver fatto il proprio dovere scritto nella costituzione”. Il congedo dell'ex governatore pugliese e la speranza di essere nominato assessore

C’è la sua barba sale e pepe, il sigaro, i bambini di una scuola di Corato con i grembiuli in prima fila, politici di centrodestra e di centrosinistra mischiati da un antico trasversalismo, tanti dirigenti regionali (soprattutto delle Asl) e centinaia di dipendenti: il saluto dell’emiro Michele Emiliano alla Regione Puglia è avvenuto secondo un copione alla Fidel Castro, con l'obiettivo di esibire una prova di forza in vista della possibile nomina ad assessore nellagiunta del neo eletto Antonio Decaro. Il parterre è stato un po’ la sintesi di una stagione ventennale in cui ha trasformato il minoritario centrosinistra classico in un caravanserraglio vincente, che ha ospitato le personalità più disparate, dallo storico stalinista e anti-Occidente Luciano Canfora al sindaco vicino a Casapound Pippi Mellone.
 
L’arrivo sul palco, due minuti di applausi, la commozione quasi da attore di rango e il monito “della serenità di aver fatto il proprio dovere scritto nella costituzione”: tutto è avvenuto secondo una scenografia che starebbe bene in un racconto sulla rivista habanera “Granma”. Il congedo di Big Mike è stato ospitato nell’Agorà del Palazzo di vetro della Regione, davanti a quasi ottocento presenti, un unicum nella storia dell’istituzione per la partecipazione e la platealità (mai nessun governatore aveva chiuso così il suo mandato): inizialmente aveva immaginato di riunire solo i dipendenti della sede presidenziale, poi ha esteso l’invito a tutti i consiglieri regionali e ai dipendenti dei vari assessorati e delle agenzie, scegliendo uno spazio che è già un messaggio politico (“è quello della sovranità popolare”). Nel discorso, durato una ventina di minuti, Emiliano si è definito “il capomaggiordomo” della Puglia e al suo successore ha mandato brevi sms: “Da solo non si va da nessuna parte”, “gli auguro di vivere questa avventura con pienezza dal punto di vista personale e politico”, “qui vale la pena sopportare ogni sacrificio”. 
 
Il senso della mattinata però è però in un distico: “Non ho voglia di andare in pensione o di ritirarmi. Voglio lavorare ancora per la Puglia”. Da questa aspirazione però non è possibile decifrare il suo futuro prossimo: secondo accordi noti, vidimati dal Nazareno, Emiliano dovrebbe far parte della squadra di Decaro, ma l’eurodeputato teme un contraccolpo di immagine nel caricarsi l’icona del recente passato, che polverizzerebbe ogni tentativo di rappresentare il nuovo corso. E così in queste ore si media, tra diplomazia sotterranea e staffette. C’è anche da evitare l’imbarazzante ritorno di Emiliano nella magistrature (eventualità che imbarazza non poco le toghe di tutta Italia): l’assessorato è una delle ipotesi, al pari di un’altra collocazione che consenta di prolungare l’aspettativa dalla toga. Quale? Si vedrà nelle prossime settimane, perché la proclamazione di Decaro presidente e del nuovo consiglio avverrà non prima di due-quattro settimane. Nel frattempo, sembra di sentire in sottofondo il cult cubano “Guantamera”…

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