Il racconto

Schlein e la trappola di Conte sul referendum e la giustizia. L'idea Assemblea Pd con "pieni poteri"

Carmelo Caruso

L'ultimo ostacolo per fermarla è il referendum. Se lo perde riparte la rumba di Conte e Bettini. L'uscita di sicurezza è un'assemblea Pd per chiedere di posticipare il mandato da segretaria. La paura in vista delle liste 

O stravince ora o rischia di perdere fra tre mesi. Il più grande errore che Elly Schlein possa fare è restare ferma. L’ultima occasione per fermarla si chiama referendum sulla giustizia ed è la scommessa di Giuseppe Conte. A Montepulciano si è fatta avanti una generazione di quarantenni, Provenzano-Sarracino-Di Biase-Speranza-Losacco-Stumpo e insieme le hanno detto: sei tu la candidata premier. Le hanno consegnato le chiavi del Pd, chiesto  attenzioni, proposto: per te, cambiamo lo statuto. Schlein, da signorina snob, la Franca Valeri di Bologna, ha risposto che “è la segretaria di tutti”. Non vuole legarsi al Correntissimo, ma cosa accade se perde il referendum? Si moltiplicheranno  le correnti e nei territori inizierà la conta. E’ la giustizia la trappola ultima ordita da Conte Don Giovanni e Bettini, l’infinito Leporello.


Non prendiamoci in giro. Il Correntissimo di Montepulciano serve ai quarantenni del Pd a superare i padri, a liberarsi dalle parentesi. Se Schlein resta segretaria, e vince, per la prima nella storia del Pd, avrà gruppi parlamentari che rispondono alla sua linea. Renzi si è trovato i gruppi scelti da Bersani e Schlein quelli indicati da Letta. Schlein proverà a imporre la sua quota come accaduto in Toscana, in Veneto (la sua Virginia Libero non è stata eletta ma alle politiche, al di là della legge elettorale, si può essere nominati in collegi sicuri).

 

I quarantenni di Montepulciano siedono oggi in segreteria, hanno le leve dei dipartimenti Pd e si preparano alla notte delle liste elettorali. Occorreranno le deroghe per ben 37 parlamentari del Pd che hanno superato i tre mandati. Montepulciano serviva a misurare la forza, a mostrare a Schlein che “c’eravamo, ci siamo e ci saremo”. Anche nei territori si sta affacciando una classe dirigente che brama spazio, cerca la candidatura e si lega al Correntissimo. Non è solo rinnovamento. E’ potere locale e il potere locale significa preferenze, voti alle politiche. Chi fa parte del Correntissimo è nelle condizioni di dire a Taruffi, il responsabile dell’organizzazione, chi debba essere candidato nei comuni, nelle province, nelle regioni.

 

E’ la vecchia base Pd che si è precipitata in provincia di Siena (a proposito, l’ottanta per cento dei partecipanti è tornato con raffreddore e sintomi influenzali; anche questa è militanza) e sarà decisiva dopo il referendum. Schlein ha due strade: convocare il congresso o l’assemblea. Nel Pd nessuno crede alle primarie con Conte. Sono tutti convinti che Conte si tirerà indietro, ecco perché si parla di Pd come “perno della coalizione”. Schlein nel febbraio 2026 sarà una segretaria a termine mandato. Igor Taruffi sta lavorando a un’assemblea che è un mezzo congresso. Sarebbe un’assemblea giuramento, un’assemblea dove si chiedono “pieni poteri”. I delegati Pd dovrebbero incoronare Schlein candidata premier e accettare di posticipare il congresso a dopo le elezioni. Si congelerebbe il Pd fino alle politiche. Nei disegni di Schlein, la scelta di cedere la Campania a Fico è più che generosità.

 

E’ la polizza nei confronti del M5s. Fico è il paracadute del Pd, l’unico che può controllare Conte da dentro. Schlein è testardamente unitaria ma non è stupida. In Puglia, Conte ha fatto da avvocato a Decaro, quando Decaro stava rinunciando alla candidatura. Lo ha protetto per dare forza a un avversario interno di Schlein. Il M5s si è intestato il referendum sulla giustizia, ma solo perché a saldo zero. Il Pd sul referendum si tiene in disparte ma ci pensa Meloni. Sta spiegando agli italiani, lo fanno i suoi ministri, Giovanni Donzelli, che la separazione delle carriere era un’idea del Pd. L’asso di Conte è Bettini, il Leporello del pensiero. Ha dichiarato Bettini che la sua storia, le sue riflessioni lo portano a votare sì al referendum. Conte sta disertando gli ultimi incontri che gli propongono Bonelli e Fratoianni. Si dice nel Pd: “Il referendum è una partita che ha scelto Conte. Se vince ha vinto lui, ma se perde, perdiamo noi”. L’ultimo ostacolo fra Schlein e la candidatura a premier è la giustizia. O si fa Azzecca-Garbugli o fa la fine di Renzo e i suoi capponi. 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio