la situa

Cosa dicono le regionali? Per un'alternativa a Meloni la sinistra ora ha l'algebra, ma manca la leadership

Claudio Cerasa

Il campo largo non guadagna consensi rispetto al 2022, ora però c'è una coalizione e può competere con il centrodestra. Anche se le regionali degli ultimi anni confermano un dato: stare all'opposizione non ha offerto vantaggi a Schlein, Conte e gli altri

Prosegue lo scrutinio delle elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia, ma in attesa dei dati definitivi alcune cose si possono già dire. Il primo dato politico riguarda il centrosinistra. Rispetto al 2022, non conquista nuovi elettori, non riesce a espandersi. Ma a differenza del 2022 è una coalizione. E può competere. L'algebra c'è, la leadership no.

 

Con il voto di Veneto, Puglia e Campania, si conclude una lunga tornata di voti regionali che si sono susseguiti negli ultimi due anni. Oggi vince 2 a 1 il centrosinistra, mentre se guardiamo a tutto il 2025, il bilancio tra le coalizioni è di 3 a 3. Se allarghiamo ulteriormente lo sguardo a tutte le regionali da quando c'è un confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, il bilancio complessivo è di 10 a 6 per il centrodestra. Un altro dato. Per il centrosinistra stare all'opposizione non ha portato alcun beneficio elettorale.

 

 

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.