Ansa
L'editoriale del direttore
Le regionali come capitolazione dell'anti politica
Un anti Salvini in Veneto, Fico con De Luca in Campania, metodo dei pm archiviato in Puglia. Al netto del risultato elettorale, il dato politico che emerge con forza dalla scelta dei candidati è interessante: la formidabile corsa dei partiti ad allontanarsi, almeno nelle regioni, dalla retorica dell’anti casta
Ci sarà tempo, naturalmente, per giudicare e capire che dato politico ci verrà restituito dalle ultime elezioni regionali dell’anno, quelle che tra domenica e lunedì andranno a definire la guida di tre regioni importanti: Campania, Veneto, Puglia. Quello che sappiamo, oggi, è che il bilancio delle regionali, nella stagione della competizione tra Elly Schlein e Giorgia Meloni, conta quattro vittorie per la prima (Toscana, Umbria, Emilia-Romagna, Sardegna) e nove per la seconda (Calabria, Marche, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, provincia di Trento), e verosimilmente le regionali del 2025 si dovrebbero concludere con un tre pari. Al netto del risultato elettorale, però, vi è già oggi un interessante dato politico che emerge con forza dalle scelte fatte dalle coalizioni in queste campagne elettorali, che in una certa misura permettono di individuare un filo interessante anche con le regionali di qualche settimana fa.
Un filo che a voler essere brutali potremmo provare a sintetizzare con una formula semplice, efficace e per nulla provocatoria: la formidabile corsa dei partiti ad allontanarsi, almeno nelle regioni, dalla retorica dell’anti casta e dalle derive dell’anti politica. Nelle ultime tre tornate elettorali, in fondo, i segnali che la politica ha lanciato al populismo sono stati piccoli ma evidenti. In Calabria, Roberto Occhiuto ha vinto sul populismo giudiziario ottenendo la fiducia degli elettori nonostante un’inchiesta a suo carico. In Toscana, il riformista Eugenio Giani ha resistito al tentativo del suo stesso partito di disarcionarlo e ha portato il centrosinistra alla vittoria anche grazie a un’affermazione delle liste di centro. Nelle Marche, Francesco Acquaroli ha scelto di non usare contro il suo avversario, Matteo Ricci, la leva giudiziaria, cosa che avrebbe potuto fare essendo stato Ricci indagato pochi giorni prima dell’inizio della campagna elettorale, e ha vinto le elezioni senza derogare al garantismo, e allo stesso modo le uscite demagogiche di Ricci sulla necessità di riconoscere la Palestina via Consiglio regionale non hanno fatto breccia nel cuore degli elettori. In questo giro elettorale, se possibile, i colpi all’antipolitica sono stati ancora più appariscenti.
In Veneto, la Lega ha scelto un candidato con la testa sulle spalle, moderato, trasversale, aperto sui diritti, non populista, l’esatto opposto del modello Salvini. In Puglia, il centrosinistra ha puntato su un politico puro, un riformista che sta a Schlein come la porchetta sta alle cozze pelose, e il passaggio dalla stagione di un magistrato che detta i tempi alla politica a un politico che detta i tempi alla regione è un passaggio in cui l’anti politica esce da una parte e la politica entra dall’altra, sperando che il politico che dovrebbe affermarsi in Puglia non faccia rientrare dalla finestra il tribuno anti politico, per esempio sull’Ilva. Stessa storia, in fondo, anche in Campania, dove l’apoteosi della politica che ha prevalso sull’anti politica ha avuto forse i suoi passaggi più spassosi, esilaranti e significativi. Roberto Fico, del Movimento 5 stelle, non si può dire che sia un argine contro l’anti politica. Ma la presenza di un politico cresciuto nel grillismo a pane anti casta e moralismo costretto, a bordo di un gozzo, a fare compromessi con campioni della politica come Vincenzo De Luca e Clemente Mastella è una scena per cui valeva la pena pagare il biglietto. Non sappiamo se dopo le regionali, una volta superato lo scoglio del voto, l’anti politica rientrerà dalla finestra.
Sappiamo però che anche i politici nazionali meno avvezzi a combattere l’antipolitica hanno capito che il nuovo spirito del tempo va in quella direzione: più combatti la logica anti casta e più probabilità avrai di vincere le elezioni. Meno moralismo, più politica, più voti. Il bicchiere delle regionali, comunque andrà a finire il voto di domenica e lunedì, è già oggi più mezzo pieno che mezzo vuoto