Ansa
"Giù le mani da Borsellino"
Meloni e "le balle" sul referendum. Archivi e teche Rai a setaccio contro le "patacche" di Gratteri. La controffensiva
La presidente del Consiglio contro "le ignobili" falsità sul referendum. Fratelli d'Italia nella sua nota parla di "strumentalizzazione" della memoria di Falcone e Borsellino. Interviste manipolate, mai rilasciate, "un algoritmo del fango"
Solo la propaganda russa fa peggio. Le chiama “balle”, le definisce “ignobili” e chiede un’operazione verità sul referendum della giustizia. Meloni è preoccupata per le falsità che girano sul referendum, per l’uso strumentale di due caduti della lotta alla mafia come Falcone e Borsellino. Per FdI si è di fronte “all’algoritmo del fango”. Si stanno citando, ed elencando, interviste inesistenti, patacca, contro la separazione delle carriere attribuite a due icone. In una nota di FdI si parla di “strumentalizzazione della memoria” e “un’offesa” al sacrificio di Falcone e Borsellino.
Si sta muovendo FdI, si muove Fazzolari che, due giorni fa, ha partecipato, personalmente, a una riunione in Via della Scrofa con argomento la manovra. Si sta per passare a una fase nuova, di “mobilitazione e informazione autentica”. In vista del referendum si teme questo “algoritmo del fango” che sta riempiendo i social di menzogne. Esiste un elenco elaborato da FdI con almeno cinque esempi di fake tv, una sorta di prontuario della sporcizia. Nella propaganda a favore del sì, per FdI è caduto anche Nicola Gratteri che per esponenti di governo sta sposando “cantonate”. Gli esponenti del “sì” citano interviste di Borsellino mai rilasciate, che non contengono le frasi sulla separazione. FdI ha verificato sulle teche Rai per smontare il racconto che Paolo Borsellino fosse presente nella puntata di Samarcanda del 23 maggio 1991, indicata dal Fatto Quotidiano.
FdI sta passando al setaccio le trasmissioni d’epoca. Le altre puntate in oggetto, sempre di Samarcanda, sono quelle del 30 maggio 1990 e del 26 settembre 1991. La Rai starebbe per riversare sul suo sito questi documenti, i contenuti. Per FdI, nel suo report interno, il veleno informativo avrebbe origine da un articolo del Fatto colpevole di aver storpiato un’intervista di Falcone a Repubblica. L’ intervista di Falcone, usata, contro la separazione delle carriere “semplicemente non esiste”, almeno non sarebbe stata trovata nell’archivio storico del quotidiano. Sono cinque le trasmissioni tv attenzionate che per FdI avrebbero inondato il web di falsità e sono tutte di La 7. Vengono individuati i minuti esatti, i passaggi. Il primo a manipolare il messaggio di Borsellino sarebbe stato Lirio Abbate, in un’intervista del 20 luglio 2025, a Luca Telese. Si continua. Il 3 novembre a Otto e mezzo, tocca al direttore del Fatto Quotidiano; il 4 novembre, a Di Martedì, l’ intervento “fake” è di Di Battista. Il 6 novembre, si punta all’editoriale di Corrado Formigli. Il 4 novembre è il turno di Gratteri a Di Martedì.
Nel report di FdI si spiega che il fronte del “no” piuttosto che entrare nel merito della questione, sta ricorrendo a strategie “sempre più ridicole”, cercando di utilizzare due “simboli indiscussi di lotta alla mafia”. Lo scopo? “Fermare una riforma che non riescono a contestare sul piano dei fatti”. Il senso per FdI e Meloni è “giù le mani da Borsellino”, magistrato del pantheon della destra. Nella nota si fa riferimento a un incontro fra Falcone e Claudio Martelli, allora ministro della Giustizia. Era Borsellino che esprimeva il timore per una giustizia piegata agli interessi della politica, ma aperto a modifiche di sistema “in un contesto politico mutato”. Nel referendum adesso c’è un nuovo protagonista: è l’archivio. La battaglia ora è sulla (buona) memoria.