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l'editoriale del direttore
Le grandi vittorie postume del Cav. sono quasi più spettacolari di quelle ottenute in vita
La sentenza su Dell’Utri, la denuncia trasversale contro i pm ideologizzati, la destra (non orbaniana) che crea alchimie uniche, le mosse di Mediaset, l’eredità. L’anti berlusconismo se la passa malissimo anche senza Berlusconi
Cucù, ancora tu? L’anti berlusconismo, lo sappiamo, ha ricevuto schiaffi sonori quando Silvio Berlusconi era in vita. Ma gli schiaffi che i nemici giurati del berlusconismo stanno ricevendo negli ultimi anni da quando Silvio Berlusconi è passato a miglior vita sono quasi più spettacolari di quelli ricevuti quando il Cav. era ancora qui tra noi. Il 17 ottobre, come avete saputo, la Cassazione ha definitivamente escluso qualsiasi legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa nostra, smontando decenni di sospetti e narrazioni costruite attorno al “Cav. mafioso”. Contestualmente, il governo di centrodestra sta portando avanti una riforma che Berlusconi ha sempre sognato, la separazione delle carriere, ma che nessun suo governo è mai riuscito a realizzare, e il fatto che oggi vi sia un pezzo non irrilevante del centrosinistra, almeno tra i suoi elettori, che considera la difesa dello status quo, quando si parla di giustizia, un elemento pericoloso, che altro non fa che portare acqua al mulino della magistratura ideologizzata, è a suo modo un altro successo postumo del berlusconismo.
Nello stesso contesto, il centrodestra italiano, con i suoi pregi e i suoi difetti, continua a essere un’anomalia felice per tutto il resto d’Europa. E se in nessuna nazione esiste una coalizione che riesce a tenere insieme sfumature di destre che in nessun altro Parlamento europeo riescono a stare insieme (destre in fondo, nonostante i sorrisi tra Meloni e Orbán, in maggioranza poco orbaniane), la ragione è che nessun paese europeo ha avuto un Berlusconi in grado di far coesistere partiti teoricamente inconciliabili tra loro, divisi da molto ma accomunati da tre obiettivi: battere le sinistre, rispettare l’europeismo, onorare l’atlantismo. Lo zampino del Cav., poi, è anche lì, nella presenza di un sistema politico che con mille problemi continua a essere dominato da un bipolarismo di fatto, da una personalizzazione della politica che ha ormai contagiato anche la sinistra, il cui leader oggi, Elly Schlein, non ha argomenti solidi per opporsi a quello che sembra essere un altro scenario di orgoglio berlusconiano: una legge elettorale che salvo sorprese formalizzerà quella che era diventata una prassi della grammatica del maggioritarismo modello Berlusconi, ovvero l’indicazione del candidato premier sulla scheda.
E’ un trionfo del berlusconismo, postumo, tutto questo. Così come lo è il fatto che l’unico partito in grado di esprimere una vocazione centrista riconosciuta dagli elettori è quel partito che Berlusconi ha creato, ovvero Forza Italia, che in pochi alla morte di Berlusconi pensavano che potesse avere avere ancora una vita di fronte a sé, e se il governo Meloni da anni sta facendo passi in avanti verso l’europeismo, una parte del merito è anche della convergenza di intenti che ha il partito più europeista della destra, quello guidato oggi da Antonio Tajani. Berlusconi forse non sarebbe contento che la sua destra stia utilizzando la tassa più odiata da Berlusconi, ovvero l’Irap, per fare cassa sulle banche, aumentandola ancora di più. Ma certamente sarebbe contento invece di vedere come i suoi figli si stanno comportando in sua assenza senza litigare come capita invece spesso ai fratelli e alle sorelle che devono fare i conti con un’eredità pesante, come la sua Mediaset si sta muovendo in Europa alla conquista di giganti mediatici oggi in Germania e forse domani in Francia e come ormai anche i più acerrimi nemici del berlusconismo si siano resi conto di quanto sia impopolare oggi buttare fango sul Cav.
E chissà cosa avrebbe pensato Berlusconi oggi vedendo il leader dell’Anm, il signor Cesare Parodi, dare ragione alla figlia Marina sul tema della sentenza sul caso Dell’Utri: “Non ha funzionato la tempistica di questa vicenda. Qualunque vicenda che dura 30 anni è qualcosa che un paese civile non dovrebbe conoscere. Se Marina Berlusconi si lamenta dei tempi non posso che essere d’accordo con lei”. Berlusconi non c’è più. Ma anche l’anti berlusconismo non se la passa bene. Cucù!
Il Foglio Weekend
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