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PASSEGGIATE ROMANE
Il “correntone” del Pd per Schlein che la segretaria non avrebbe voluto
Di fronte ai primi segnali di debolezza della segretaria, i big del Partito democratico hanno fatto trovare la leader davanti all'operazione ormai compiuta. Se mai dovesse accadere un ribaltone ai vertici, i dirigenti coinvolti in questa operazione avrebbero sottoscritto la loro assicurazione
È un anno e mezzo, mese più, mese meno, che Elly Schlein tenta di impedire la nascita di un correntone di maggioranza. La segretaria non ha mai nascosto la sua contrarietà e aveva affidato la pratica al responsabile organizzativo del Partito democratico Igor Taruffi. Al suo braccio destro operativo spettava il compito di tenere a bada anziani e giovani leader supporter della segretaria che, non facendo parte del tortellino magico della leader, volevano creare una componente autonoma. E fino a poco tempo fa la missione di Taruffi sembrava riuscita, ma ecco che con il profilarsi dei primi segnali di debolezza da parte di Schlein, non più vincente come appariva all’inizio, i big del Pd si sono mossi e praticamente hanno fatto trovare Schlein di fronte all’operazione ormai compiuta.
La segretaria ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma chi frequenta regolarmente il Nazareno la dipinge come molto indispettita per la nascita di questo correntone. La leader sarà a Montepulciano per il battesimo dell’area che fa capo a Dario Franceschini, Roberto Speranza e Andrea Orlando, ma certo non indosserà i panni della madrina. Quasi tutti i più stretti collaboratori della segretaria del Partito democratico vedono l’operazione-correntone come il fumo negli occhi. Raccontano che l’unico che ritiene che questa iniziativa non nuocerà a Elly Schlein ma anzi le sarà d’aiuto è il tesoriere del Pd Michele Fina, orlandiano d’origine, schleiniano per scelta. Checchè abbiano lasciato intendere alcuni promotori del correntone, l’operazione non nasce per dare una mano alla segretaria in vista del congresso, se non altro perché la leader dem sembra intenzionata a indire un’Assemblea nazionale e non le assise generali. In realtà sono tre i motivi per cui quest’area del Partito democratico ha deciso di strutturarsi.
Uno, il più evidente, è quello di impedire che Schlein, come ha fatto finora, decida tutte le mosse del Pd senza consultarsi con nessuno, se non con i fedelissimi. Il secondo riguarda invece le future elezioni politiche. Molti dei protagonisti dell’operazione correntone, infatti, sono quarantenni o su di lì. Alcuni addirittura alla prima legislatura. E hanno tutte le intenzioni di farsi almeno un altro giro in Parlamento. Ma finché nella maggioranza non c’era una corrente rilevante, bene organizzata, le loro ambizioni e i loro desideri dipendevano dalle decisioni della segretaria. Insomma, il loro futuro era nelle mani di Schlein. La quale, come è naturale, intende portare in Parlamento, nella prossima legislatura, innanzitutto i suoi fedelissimi. Perciò anche i sostenitori di Schlein che non facevano parte del tortellino magico rischiavano. Non tutti di sicuro, però un parte. Credendo nel detto secondo cui l’unione fa la forza i dirigenti dem delle correnti che fanno capo a Franceschini, Speranza e Orlando hanno deciso di mettersi insieme e di far contare, quando si tratterà di fare le liste, il peso della nuova maxi componente del Pd.
C’è infine un terzo motivo. Riguarda il futuro non prossimo. Se mai dovesse accadere in un partito che ha il “regicidio” nel dna che dovesse esserci un ribaltone ai vertici della segreteria, i dirigenti coinvolti in questa operazione, dando vita a una mega corrente, avrebbero sottoscritto la loro assicurazione. E potrebbero, in caso di mala parata, scindere le loro sorti da quelle di Schlein.