L'intervista

Bettini: “Appendino? Velleitaria e improduttiva. Conte mi ascolta troppo? Non lo conosce”

Gianluca De Rosa

Il dirigente dem difende il capo dei 5 stelle dall'attacco dell'ex sindaca di Torino: "I principi appesi per aria sono come i caciocavalli: inutili e autoconsolatori". I grillini che non vogliono Renzi? "Sbagliano, lui è un grande protagonista, ma il voto dei riformisti sono i civici. Su Salis e Onorato investo le mie speranze"

“Chiara Appendino? Non condivido la sua critica. Conte? Sta facendo prevalere la politica e la strategia. I ‘principi’ che restano per aria sono come i ‘caciocavalli’ appesi, improduttivi e auto consolatori”. Goffredo Bettini, primo teorico del campo largo, guarda “con rispetto” al dibattito dentro al M5s. Sabato la vicepresidente Appendino si è dimessa contro la linea “testardamente unitaria” di Schlein, seguita, a suo dire, troppo anche da Conte. Bettini, Appendino mette in mezzo anche lei: dice che Conte la ascolta troppo. Lui si è difeso dicendo: “A Bettini dovremmo fare un monumento perché ci ha introdotto in certi ambienti”. Insomma è lei che ha imborghesito gli ex grillini? “Lo ripeterò all’infinito: senza un’alleanza larga non può neppure iniziare la partita politica contro la Meloni. Mettere in dubbio questa realtà non è una linea alternativa, è una sofferenza personale, velleitaria e improduttiva. Sulla discussione che si è aperta nel M5s non mi azzardo a mettere bocca”, prosegue. “Non conosco Appendino. Da lontano mi appare una donna forte e combattiva. Avanzo solo una considerazione oggettiva. Mi dispiace che mi abbia tirato in ballo per polemizzare con Conte, rispetto a un mio condizionamento eccessivo nei suoi confronti. Ho l’impressione che non conosca bene il leader del suo movimento. Per carità, Conte è  misurato, dialogante, grande incassatore; tuttavia, dentro questo involucro autentico di buona educazione, nasconde un nucleo di convinzioni, punti di riferimento culturali, ideali e valori, inossidabili. Politicamente dialogo con lui, ma siamo davvero molto diversi. Conte è stato formato dai grandi giuristi liberali e illuministi e dal pensiero cattolico progressista, io dai comunisti italiani. Gli sono amico. Questo sì. Ho scritto un libro sull’amicizia. Credo che serva ad arricchire la dimensione politica. Chi non la concepiva nei partiti, per ragioni anche storiche, erano Stalin, i sovietici, lo stesso Togliatti. Un aspetto, per me, insopportabile della storia del comunismo mondiale…”.

 

Anche nel Pd comunque non mancano le critiche. Un pezzo di partito chiede a Schlein di non essere più “succube dell’agenda del M5s”. Critica uguale e contraria a quella che subisce Conte. “Appunto, uguale e contraria. Dunque, altrettanto fuorviante e irrealistica. Se fosse così, non si doveva ammazzare politicamente Veltroni e la sua idea maggioritaria, al limite del bipartitismo. Nel 2008 aveva conquistato quasi il 34 per cento dell’elettorato italiano. Ci sono state le condizioni nel passato per mettere tutti assieme in un solo partito. Ora no. Schlein per fortuna, lo ha capito perfettamente”. Intanto nei prossimi giorni a Milano si incontreranno i riformisti dem in una kermesse che si intitola “Crescere”. L’idea neanche troppo velata è mettere una pezza a quei temi fondamentali verso i quali Schlein è troppo disattenta.  È così? “Senta – risponde Bettini –, le dico la verità: il confronto dentro il Pd serve come il pane. A Milano si riuniranno dirigenti capaci e di esperienza. Ascoltiamoli, invece di demonizzarli. Siamo un partito plurale. Schlein, ha tutta la capacità di comporre le diverse voci in una sintesi efficace”. Anche Paolo Gentiloni ha chiesto che ci sia un chiarimento con Conte sui grandi temi di politica internazionale. “Ha fatto bene. Tuttavia, il chiarimento servirebbe, innanzitutto, dentro il Pd. La pace e la guerra sono accadimenti epocali. Sarebbe servito un grande confronto, con successive deliberazioni democratiche, tra tutti i nostri iscritti. Le opinioni sul tema sono molto trasversali: sottoscrivo tutte le parole dette da Vincenzo De Luca mentre da quelle di Pina Picierno, avverto una distanza siderale”.


Lei è stato un teorico della quarta gamba del campo largo, oggi (ieri per chi legge, ndr) a Roma c’è stato un ennesimo appuntamento tra i civici  Salis, Manfredi,  Onorato). C’eravate anche lei e Conte. Chi vede come frontman? I 5 stelle riusciranno a digerire Renzi? La pentastellata Maiorino ha detto a noi del Foglio: “Si con il Pd, mai con Renzi”. “Si sta realizzando uno schema politico che io invoco da cinque anni. Allora scrissi un saggio sul vostro giornale, che parlava della necessità di una terza gamba dell’alleanza progressista. Renzi non va digerito, come fosse un problema. Renzi è un politico abilissimo e che ha una storia nella Repubblica italiana di grande importanza. In questo momento è tra le personalità più combattive nel lavoro di opposizione alla destra. Il punto è un altro. La nuova aggregazione che può aspirare al 10 per cento deve essere fondamentalmente civica, aperta ai nuovi protagonisti della politica e capace di promuovere una nuova classe dirigente. Onorato e Salis sono questo. E, francamente, non solo su di loro ma certamente molto su di loro investo le mie speranze”.