
i profili dell'ex ministro
Sangiuliano candidato in Campania? Lui assicura di no, ma i suoi social dicono tutt'altro
Da giorni l'ex ministro posta contenuti in cui rivendica quanto fatto per la sua regione, in cui si andrà al voto il 23 e 24 novembre. Ma a chi glielo chiede nega la sua disponibilità a essere capolista per FdI
Le competenze di Gennaro Sangiuliano sono contese tra Parigi e la Campania, quasi un Gioacchino Murat dei nostri tempi. Come il re di Napoli del decennio napoleonico, il suo giuramento lo lega alla Francia, ma il suo cuore lo riporta alle pendici del Vesuvio. Da una settimana i suoi profili social fanno la spola tra le due città: da ministro della Cultura collegò con un treno Roma e Pompei, oggi è pendolare fisso dell’espresso Parigi-Napoli. Segue per la Rai le peripezie dei governi fatti da Macron e disfatti dall’Assemblée nationale, ma posta continuamente contenuti dedicati alla sua regione, in cui si voterà il 23 e 24 novembre.
Non si candida alle regionali, lo ha detto più volte, anche in un’intervista al Foglio: “Non sarò capolista”. Anche se… “Molti me lo hanno chiesto, e i sondaggi dicono che mi voterebbe anche parte dell’elettorato del Pd”. E negli ultimi cinque giorni, quattro post sul suo feed di Instagram sono dedicati alla sua amata regione e alla sua amata città, in mezzo ad altri su Lecornu e uno su Macron.
Il giorno dopo aver parlato con il Foglio, ha postato un contenuto dal titolo: “Cosa ho fatto per la Campania”, con elencati alcuni degli interventi realizzati quando era ministro. Descrizione: “La Campania e Napoli sono la mia terra. Sono sempre state al centro della mia azione”. Due giorni dopo ha pubblicato una foto, in compagnia del sindaco Manfredi, scattata due anni fa in occasione della firma dell’avvio dei lavori per l’Albergo dei Poveri, (edificio che fu visitato da Murat verso la fine del suo regno, episodio rappresentato in uno dei dipinti più celebri tra quelli che ritraggono il generale francese). Didascalia: “Amare la propria terra significa amare la propria comunità e testimoniare le proprie origini. Molti lo teorizzano, qualcuno lo ha fatto con atti concreti”. Ancora, con un altro post l’ex ministro si erge in difesa della sua città, come Murat la difese da Napoleone che la voleva parte del suo impero. A insidiare Partenope, in questa occasione, sarebbe Francesca Albanese, relatrice per l’Onu sui territori palestinesi e originaria della Campania, che in un podcast aveva sostenuto che i napoletani si svegliano più tardi rispetto a chi abita a Milano: “Un grave insulto a un intero popolo”, ha tuonato l’ex ministro.
Nel frattempo, accade che qualcuno nella Rai, la sua azienda, comincia a notare un certo attivismo di Sangiuliano in vista delle regionali. Ed esce un comunicato di Usigrai, uno dei principali sindacati dei giornalisti del servizio pubblico, in cui si legge: “Da corrispondente a capolista per FdI in Campania? La Rai non è un tram da cui si scende e si sale a piacimento”. Pochi minuti dopo arriva la velata risposta di Sangiuliano. Sempre con un post su Instagram, dove l'ex ministro riporta gli articoli 51 della Costituzione e 283 del Codice penale. Sottolineati questi passaggi: “Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro”. E ancora, “Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo, è punti con la reclusione non inferiore a cinque anni”. Non mi candido, insomma. Ma non vi azzardate a dire che non posso farlo. Non mi candido. Ma quante cose ho fatto per Napoli e per la Campania… Mi si nota di più se mi candido o se non mi candido? Oppure, ecco: mi candido, ma resto in disparte.