
Charlie Kirk (foto Ap, via LaPresse)
Tra Kirk e Schlein
Il filosofo Regazzoni ci spiega quello che la sinistra non capisce quando dice libertà d'espressione
Secondo il docente all’Istituto di ricerca di Psicoanalisi applicata Schlein "non ha colto la portata di ciò che è avvenuto". E così l'opinione pubblica progressista ha perso "l’occasione di riprendersi in mano la bandiera della libertà di pensiero e si è fatta dare lezioni di liberal-democrazia da Meloni”
Schlein? “Sull’omicidio di Charlie Kirk avrebbe dovuto alzare un argine invalicabile. Affermare chiaramente che la sinistra italiana non c’entra nulla con i ‘se l’è cercata’, i ‘chi semina vento raccoglie tempesta’. Bernie Sanders negli Stati Uniti l’ha fatto immediatamente. Lei invece no. E’ stata timida. Non ha colto la portata di ciò che è avvenuto”. E l’opinione pubblica progressista? “Quanti ‘ma’, quanti ‘però’, quanti ‘Martin Luther King era un’altra cosa’, con Saviano a dire che non tutte le vite vanno rispettate e Stefano Massini a mostrificare dal suo pulpito, per di più da morto, un giovane uomo che si batteva per le sue idee dialogando con gli avversari”. Vittimizzazione secondaria, l’avrebbero chiamata, se si fosse trattato di una donna molestata e poi costretta a subire anche le osservazioni sulla minigonna che aveva indosso. “La sinistra aveva l’occasione di riprendersi in mano la bandiera della libertà di pensiero, invece si è fatta dare lezioni di liberal-democrazia da Giorgia Meloni”.
A parlar così è Simone Regazzoni, filosofo cinquantenne, docente all’Istituto di ricerca di Psicoanalisi applicata, fondato e diretto da Massimo Recalcati, nonché insegnante alla scuola Holden di Alessandro Baricco: insomma, un intellettuale della meglio sinistra. Il giorno in cui hanno ammazzato Kirk, sconvolto dalla reazioni pubbliche, ha scritto di getto su Facebook un post dal titolo: “Che cosa sta accadendo alla sinistra?”.
Al Foglio dice: “Sì, è vero, la Meloni ha usato le dichiarazioni di alcuni per attaccare tutta la sinistra. Ma il punto è che gliel’hanno lasciato fare. Perché non non hanno capito ciò che è avvenuto. Quel giorno non è stato ucciso solo un uomo. E’ stato sfregiato uno spazio simbolico. Lo spazio dell’Accademia. Lo spazio che dall’Antica Grecia a oggi è il luogo per eccellenza della libera circolazione delle idee. Per questo avrebbero dovuto affermare chiaramente che colpire Charlie Kirk è un attacco a tutti noi. Che non passeranno. Né oggi né mai. Invece, è andata com’è andata”. Oggi però è Trump – non la sinistra – a minacciare e intimidire i giornali che ha contro, le trasmissioni tv che non lo amano, i comici che lo mettono in ridicolo. “E infatti Trump è un presidente pericoloso, e anche un presidente forte. Ma, come insegnano le arti marziali, quando hai di fronte un avversario forte e pericoloso, la prima cosa che devi fare è concentrarti sui tuoi punti deboli, correggerli, altrimenti se attacchi con il fianco scoperto, finisci dritto al tappeto, rischi di essere spazzato via”.
Studi a Parigi con Jacques Derrida – ovvero uno di quegli autori che la nuova sinistra americana ha adottato per decostruire tutto il decostruibile: i sessi, il genere, la razza – secondo Regazzoni in America l’autoanalisi è già in corso: “I liberal hanno capito benissimo che con quelle idee non vanno più da nessuna parte. Che a furia di spezzettare i deboli in categorie sempre più piccole – i gay, le lesbiche, i bisessuali, i transessuali, i non binari, e poi i gay operai, le lesbiche immigrate, i transessuali neri, eccetera – hanno finito per consegnarsi alla reazione di Trump. In fondo Trump è questo: il ritorno del rimosso della sinistra. Hanno tentato di costruire un mondo di educande, dove un maschile sovraesteso era un attacco alla dignità della persona, ed ecco che arriva lui, con la sua volgarità, i suoi modi spicci, a riscattare tutti quelli che non ne potevano più”.
Invece qui da noi? “Siamo lontanissimi da qualsiasi riflessione critica. La difesa dell’Ucraina divide? Si evita l’argomento. Il tema dell’immigrazione fa avanzare la destra in tutt’Europa? Si aggira il problema urlando al razzismo. L’Unione Europea riflette sul riarmo? Il tema viene rimosso perché non è funzionale all’unità. Perciò ecco che, da Renzi a Fratoianni, il campo largo va all'attacco della Meloni su Gaza. Capisce? Su Gaza. Andando a raccontare che sarebbe in corso una guerra tra Israele e la popolazione civile. Oppure Israele e i bambini. Mai uno che accenni all’Iran. Alla guerra vera. Senza mai spiegare come mai le piazze arabe non sono piene di gente che urla contro Netanyahu. Pure posizioni moralistiche-umanitarie. Che non solo non faranno un graffio alla Meloni, ma stanno già innescando dinamiche che non saranno più in grado di controllare”. Che vuol dire? “Ha visto la guerriglia a Milano lunedì? Ecco. E’ solo un assaggio. Temo abbiano giocato abbastanza col fuoco”.
Ma lei che pensa della Meloni? “Che è una signora leader. Se a sinistra ci fosse stata una donna con la sua storia, che parte da una famiglia umile, cresce senza padre, si fa spazio a gomitate tra i maschi, be’, credo proprio che l’avrebbero santificata”. E di Schlein? “Non credo abbia alcuna possibilità di battere la destra. Ma ha la possibilità di iniziare una discussione seria. Ed è quello che mi auguro faccia”.

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